AMARANTO NEL CUORE

AMARANTO NEL CUORE

12 maggio 2014

LA FEDE NON RETROCEDE MAI!

Via, ci siamo levati il pensiero. Adesso la retrocessione è matematica. Non abbiamo più bisogno di sfasciarci la testa in mille calcoli, alla ricerca di inutili appigli matematici: possiamo solamente pensare alla prossima stagione, nuovamente in serie B dopo appena un anno di paradiso. Ma quale futuro dobbiamo aspettarci? Al momento la situazione societaria è un rebus: Spinelli vuole vendere, Bandecchi sembra disposto a portare in porto l'affare, mentre (notizia delle ultime ore) spunta un nuovo acquirente per l'acquisto della società, l'ex presidente del Varese Rosati. Insomma, il quadro è ancora tutto in divenire. Una cosa deve essere però già chiara: chiunque sarà al timone della società nella prossima stagione dovrà allestire una squadra competitiva, che ci faccia divertire e possibilmente sognare. Già, perché l'anno che verrà sarà quello del centenario e Livorno e i livornesi non si meritano di festeggiare questa occasione particolare con una stagione anonima, triste come quella che si sta concludendo. 
Ma riavvolgiamo il nastro e torniamo al presente: come sarà ricordata questa stagione? Sicuramente passerà alla storia come il peggior campionato di serie A mai disputato dal Livorno: l'ultimo posto con appena 25 punti conquistati in trentasette partite costituiscono un'impresa negativa difficilmente ripetibile. Paradossalmente però è stata una stagione più combattuta rispetto alle altre due che in epoca recente ci hanno visto retrocedere dalla serie A alla serie B. Non per merito del Livorno ovviamente, ma per demerito della concorrenza: mai come quest'anno la quota salvezza è stata infatti così bassa, con le ultime cinque squadre della classifica impegnate in una sorta di mini-torneo a parte. Questo non può far altro che aumentare il rammarico: per la salvezza sarebbe bastato veramente poco. Ci siamo dimostrati però la squadra più debole del campionato, e soprattutto la più fragile emotivamente: partite come quelle di Catania, di Genova sponda blucerchiata e di Udine costituiscono l'emblema delle difficoltà psicologiche e caratteriali di questa squadra. Una squadra che ha fallito molte delle occasioni chiave per rilanciarsi in ottica salvezza esclusivamente per propri demeriti. Una squadra che, nelle difficoltà, invece di ricompattarsi si è squagliata completamente, chiudendo in modo indecoroso la stagione. Ecco, quello che fa più male è proprio questo: non salvare la faccia, chiudere per la terza volta consecutiva un campionato di serie A da fanalini di coda.
A chi guiderà il Livorno nel futuro chiediamo solo dignità. Perché noi ci siamo e ci saremo sempre: LA FEDE NON RETROCEDE MAI!


Davide Lanzillo

5 maggio 2014

INDEGNI!

Abbiamo scritto una delle pagine più brutte della storia recente del Livorno Calcio. Anzi, HANNO scritto. Perché noi da questa squadra, da questi giocatori (eccezion fatta per alcuni, tra cui una citazione particolare la merita il monumentale Paulinho) non ci sentiamo rappresentati. Non più. Non più dopo la vergognosa partita di Udine. Era la partita decisiva, da dentro o fuori, da giocare con il sangue agli occhi. E invece abbiamo assistito ad uno spettacolo deprimente, con cinque reti subite nella prima frazione di gara. Una disfatta.
E pensare che il match aveva assunto inizialmente connotati estremamente positivi: prima la rete del vantaggio siglata dal solito, immenso Paulinho; poi il rigore parato da Anania a Di Natale. Sembravano tutti segnali incoraggianti per una giornata finalmente positiva. Invece la pochezza difensiva di questa squadra, la scarsa qualità morale di alcuni singoli la hanno trasformata in un inferno. Ed è stato toccato il fondo. Peggio di così non si può.
Da queste pagine abbiamo sempre sostenuto la squadra, abbiamo sempre spinto a crederci, a non mollare, ad incitare questi ragazzi. Ma ad essere presi per il culo non ci stiamo. Qui c'è gente che in questo finale di stagione non ha neanche bisogno di fare la doccia al termine della partita; c'è gente a cui del Livorno non gliene frega niente, perché tanto sa già che il prossimo anno sarà da un'altra parte. E stavolta bisogna fare i nomi, perché non ne possiamo più. 
Pensiamo a Belfodil, che ha un ingaggio faraonico e che in campo non versa neanche una goccia di sudore; pensiamo a Benassi, che nelle ultime settimane è diventato un fantasma, evidentemente perché ha la testa rivolta solo al Torino, sua futura squadra; pensiamo a Duncan, che sembra cercare più gloria personale che utilità per il collettivo; pensiamo a Greco, che avrebbe dovuto essere uno dei trascinatori di questa squadra e che invece neanche ti accorgi che è in campo. A ciò aggiungiamo gli errori inverosimili di alcuni singoli, tra cui spiccano quelli di Coda, protagonista di un'annata disastrosa. La frittata è così fatta.
Diversi dei componenti di questa squadra la prossima stagione avranno la fortuna di giocare ancora in serie A, guardando gli amaranto solamente dall'alto, come un'esperienza lontana. Ma a Livorno hanno dimostrato solo una cosa: di non essere uomini.


Davide Lanzillo

28 aprile 2014

SE LA SQUADRA STA SCENDENDO LENTAMENTE IN SERIE B, PARTE DELLA TIFOSERIA C'È GIÀ SPROFONDATA

Niente da fare. Altro giro a vuoto. E adesso sì che siamo all'ultimissima spiaggia. Per sperare nella salvezza dovremmo vincere tutte e tre le partite ancora rimaste da giocare. Un miracolo. O un'impresa sportiva,  per usare le parole di mister Nicola. 
Anche con la Lazio il colpo di coda non è arrivato. La sconfitta del Bologna nell'anticipo di sabato ci aveva fatto tornare un po' di ottimismo. Vincendo contro i biancocelesti saremmo stati virtualmente salvi, in attesa del difficilissimo impegno del Sassuolo contro la Juventus. E invece niente. Siamo rimasti al palo. Tristemente. Una sconfitta arrivata fra l'altro in modo beffardo, con due reti subite in modo rocambolesco: la prima per un clamoroso errore di Bardi (troppi i suoi errori nelle partite decisive), la seconda per un rigore regalato alla Lazio (e qui siamo alle solite). 
Peccato perché l'approccio alla partita da parte del Livorno era stato positivo: determinazione, voglia giusta, gioco propositivo. Ma questo non è bastato. Le occasioni per andare in vantaggio non sono state sfruttate, e la papera di Bardi è stata una mazzata fra capo e collo per la squadra. Squadra che comunque non si è disunita e nel primo tempo ha continuato a lottare. Proprio a pochi attimi dall'intervallo Siligardi non è riuscito a sfruttare una colossale palla-gol che avrebbe ristabilito la parità. Ma tutto in questa annata disgraziata sembra girare storto. Ne è la conferma il rigore concesso alla Lazio dopo pochi minuti della ripresa, un rigore assolutamente inesistente. E' il colpo del K.O. per una squadra già fragile, che vede ogni suo sforzo vanificato da errori dei singoli e da arbitraggi sempre sfavorevoli. 
A fine partita c'è spazio per il solito film già visto in tutte le annate conclusesi con la retrocessione: la contestazione ai giocatori. A rimetterci però è (come spesso capita) il meno responsabile, quello che più di tutti ha gettato anima e cuore in campo, quello che spesso ha lottato quando intorno a lui c'era il deserto: Paulinho. E' stato lui a ricevere prima uno spintone e poi uno schiaffo da parte di  un "tifoso" nell'infuocato post-partita. Gesto non solo incivile, ma anche irrispettoso verso chi per questa maglia ha dato tutto, difendendola sempre con onore.
Se la squadra sta scendendo lentamente in serie B, parte della tifoseria c'è già sprofondata. 


Davide Lanzillo

21 aprile 2014

NOI VOGLIAMO ANCORA CREDERCI: LOTTATE!

La trasferta di Milano ci ha lasciato in eredità solo rabbia. Per due motivi:
1) abbiamo assistito ad un arbitraggio indecente, con almeno un'espulsione non data ai rossoneri e due probabili rigori in favore degli amaranto non concessi;
2) la prestazione della squadra nel secondo tempo è stata indecorosa e indegna.
Sorvolando sulle decisioni arbitrali di tale Irrati di Pistoia (per non fare la figura dei piagnoni, anche se è lampante come la partita avrebbe potuto prendere un'altra piega), concentriamo la nostra attenzione sulla non-partita disputata dal Livorno nella ripresa, un qualcosa che ha fatto imbestialire più di qualche tifoso. 
Siamo tutti d'accordo nel dire che è difficile continuare a giocare quando vedi che tutto ti gira nel verso sbagliato e tutto ti viene dato contro, ma sfaldarsi così non è concepibile. I remi in barca nessuno può permettersi di tirarli. QUI SI DEVE LOTTARE E SPUTARE SANGUE. Invece a volte questo non sembra accadere. La squadra sembra essersi già rassegnata alla retrocessione. Ma siamo matti?! Ci sono ancora quattro partite da giocare e la salvezza non è poi così lontana come può sembrare. Che sia difficile è ovvio, ma non impossibile. NOI VOGLIAMO ANCORA CREDERCIDobbiamo crederci.
Noi domenica saremo ancora una volta sugli spalti del Picchi. Non per passare una giornata, non per abitudine: ma perché ci crediamo ancora. La società, lo staff tecnico, i giocatori devono capire questo. Dietro hanno una città che non vuole vedere teste basse, che non vuole vedere volti rassegnati, che non vuole già sentire parlare di serie B. Noi al Picchi ci saremo ancora una volta: adesso vogliamo risposte. LOTTATE!

Davide Lanzillo

13 aprile 2014

SCONFITTA CATASTROFICA, MA CREDERCI ANCORA E' UN OBBLIGO

Una giornata da incubo. Una sconfitta infame che riduce non di poco le chance di salvezza. L'inferno della serie B tremendamente sempre più vicino. 
E pensare che niente avrebbe fatto pensare ad un finale così amaro. Le premesse erano tutte positive: una cornice di pubblico fantastica, il ricordo di Morosini affidato ai bambini delle scuole calcio, una rete dopo appena sei minuti di gioco che pareva mettere la partita in discesa. Tutto sembrava incalanarsi sui binari giusti. Invece il Chievo pareggia subito, poi passa addirittura in vantaggio. Il Livorno trova la forza di trovare il 2-2, ma nel recupero del primo tempo si rende protagonista della solita, grossolana disattenzione difensiva che porta alla rete del 2-3: è una mazzata per tutti, squadra e tifosi. Quando il Chievo nella ripresa trova anche la quarta rete cala il sipario. The end. 
E così la speranza, l'ottimismo, l'entusiasmo lasciano il posto ai fischi, alla rabbia, alle offese. Finisce con la squadra sotto la curva a subire gli insulti pesanti ed eccessivi di un piccolo manipolo di tifosi, mentre i più non hanno più la forza e la voglia né di applaudire, né di gridare: c'è solo delusione. Delusione per quella che doveva essere la partita della svolta, e che invece potrebbe aver firmato la nostra condanna. Se infatti prima era dura, adesso lo è enormemente di più. Salvarsi sarebbe un'autentica impresa. Tuttavia dobbiamo continuare a provarci, a crederci ancora, tentare di rimanere attaccati al treno salvezza. Sbracare non avrebbe senso. Ci sono cinque partite da giocare, 15 punti ancora in palio. Lottiamo, fino all'ultimo respiro. Come ci ha insegnato il Moro.


Davide Lanzillo 

8 aprile 2014

ALLO JUVENTUS STADIUM NIENTE IMPRESA: ORA TESTA RIVOLTA SOLO AL CHIEVO!

Sarebbe potuta andare peggio. Il Livorno esce sconfitto dallo Juventus Stadium come da pronostico, ma lo fa a testa alta, destando impressioni positive e lasciando buone speranze per il futuro.
L'inizio del match ci aveva fatto addirittura coltivare il sogno dell'impresa: le prime occasioni sono arrivate per gli amaranto, con Buffon costretto a sporcarsi subito i guantoni su una bella conclusione di Emeghara. Poi il maggior tasso tecnico dei bianconeri è venuto fuori e Llorente ha indirizzato la partita con una doppietta, ma il Livorno ha comunque avuto il merito di non uscire dalla partita, tenendo bene il campo e andando vicino anche alla rete con un bolide di Duncan. Di più era difficile fare. La Juventus infatti, malgrado gli impegni di Europa League, ha schierato tutti i suoi titolarissimi, mentre il Livorno, già alle prese con gli infortuni di Luci, Emerson e Mbaye, ha rinunciato anche a Greco e soprattutto al suo leader Paulinho, entrambi in diffida e preservati per la sfida contro il Chievo.
Insomma, l'impresa non è arrivata, ma la squadra ha dimostrato di essere viva, pronta a giocarsi le sue armi fino in fondo. A partire da domenica, probabilmente la partita più importante di questo rush finale di campionato: al termine della gara con i clivensi ne sapremo molto di più sulle nostre possibilità di mantenere la categoria. Per questo ci vuole il pubblico delle grandi occasioni, uno stadio pieno e trascinante che sappia fare la differenza, che renda i novanta minuti un inferno per i gialloblu. Chi tiene veramente a questi colori domenica pomeriggio sarà sugli spalti del Picchi: perché sa che queste sono le partite veramente importanti per noi, non quelle contro la Juventus o la Roma.
Andiamo a conquistarci la salvezza!

Davide  Lanzillo

1 aprile 2014

UN PUNTO CHE GRIDA: IL LIVORNO NON E' MORTO!

Chi lo avrebbe mai detto! Sotto di due reti all'intervallo contro l'Inter siamo riusciti comunque a strappare via un pareggio: inimmaginabile! Una rimonta esaltante che ci rinfranca dopo le ultime due apparizioni più che deludenti a Torino e a Bergamo. Una rimonta figlia di un Paulinho stratosferico, del talento di Bardi, dello sprint micidiale di Emeghara, di un gruppo che ha saputo non arrendersi. 
Un punto preziosissimo per la classifica, in un turno in cui tutte le altre concorrenti per la salvezza sono uscite a mani vuote, ma soprattutto per il morale: uscire sconfitti avrebbe significato incassare il terzo risultato negativo consecutivo, con il rischio concreto di veder allungare la striscia anche nel successivo turno, vista l'imminente trasferta quasi impossibile sul campo della Juventus. 
Quello conquistato con l'Inter è un punto che grida: il Livorno non è morto. E' una risposta a tutti quelli che già sentenziavano una nostra retrocessione. Che sia dura e che la retrocessione sia qualcosa di possibile e forse anche probabile lo sanno anche i muri, ma da qui a dire che siamo già in serie B ce ne corre. Anche perché è la stessa classifica a non darci affatto per spacciati: la zona salvezza è distante solo un punto. Si dirà: ma il Livorno ha un calendario tremendo di fronte a sé. Vero, ma anche quello del Bologna (squadra che sembra sempre più in crisi) non è che sia molto migliore: nei prossimi quattro turni dovrà affrontare nell'ordine Inter, Parma, Juventus e Fiorentina. Inoltre il Livorno targato Di Carlo ha saputo dimostrare di saper ottenere punti preziosi anche contro le cosiddette grandi del torneo. Non dimentichiamoci infatti che l'Inter non è la prima nobile a venire bloccata sul pareggio da parte del Livorno: anche il Napoli ha dovuto subire tale sorte un mese fa. 
Quindi perché non dovremmo crederci?

Davide Lanzillo

23 marzo 2014

A TORINO LIVORNO NON PERVENUTO: CERCHIAMO IL RISCATTO A BERGAMO!

Su una cosa non ci sono dubbi: è stata la peggior partita da quando sulla panchina amaranto siede mister Di Carlo. Abbiamo rivisto (purtroppo) quel Livorno formato trasferta che aveva caratterizzato la prima metà della stagione. Una prestazione del genere assomiglia troppo a quelle già viste nelle trasferte romane e a quella di Verona sponda Chievo, con in più una grossa, pericolosa aggravante: adesso siamo nel rush finale del campionato e certe performance non sono più ammissibili. Qui in ballo c'è la salvezza. Si deve sputare sangue in ogni partita e in ogni campo. Non siamo nelle condizioni di poterci permettere scampagnate. Questo deve essere chiaro.
Cerchiamo comunque di non farci prendere dal pessimismo e da una eccessiva vena critica, che sarebbero solamente controproducenti. Adesso dobbiamo solamente restare uniti e remare tutti dalla stessa parte. Tutti: squadra, società e tifosi. 
Sappiamo che da qui alla fine ci aspetteranno altre sconfitte, perciò è meglio evitare crisi di nervi ad ogni risultato negativo. Dobbiamo evitare di guardarci indietro, ma proiettarci sempre al prossimo impegno. E' ciò che dobbiamo fare anche dopo questa nefasta partita. Tra soli tre giorni la squadra tornerà in campo e dovremo concentrarci solo su questo: dimentichiamoci di Torino e guardiamo oltre. La salvezza non è certamente divenuta impossibile a causa di questa sconfitta.

A Bergamo ci aspetta un'altra difficile trasferta, contro una squadra lanciatissima, ma dobbiamo essere fiduciosi: il Livorno non è e non può essere quello di Torino; noi vogliamo credere che sia quello di Cagliari, quello del primo tempo di Genova, quello visto contro il Napoli. Noi ci crediamo. Alla squadra chiediamo solamente di fare altrettanto: crederci e lottare. Quindi forza ragazzi, andiamoci a prendere questo risultato.


Davide Lanzillo

17 marzo 2014

VITTORIA FONDAMENTALE! MA QUANTO PATIMENTO INUTILE...

Questi ci vogliano far morì. Non esiste altra spiegazione. Guardare le partite del Livorno è un rischio per la salute pubblica. Le coronarie sono messe continuamente a rischio. Si vince due a zero a meno di dieci minuti dal termine contro una squadra che non ha mai tirato in porta: possiamo regalarci un finale tranquillo? Macché... Prima l'espulsione di Mbaye che, già ammonito, si lascia andare ad un ingenuo fallo di mano che gli costa il secondo cartellino giallo (anche se su questo ci sarebbe da discutere: ora dovete dirmi come mai in Genoa-Juventus un intervento di mano ben più plateale di Vidal non è stato punito con la stessa sanzione. Tanto in Italia si sa, la legge non è uguale per tutti...), poi la pazzia di Emeghara che, anch'egli già ammonito, commette un grossolano quanto inopportuno fallo da rigore: secondo rosso per gli amaranto e Bologna che accorcia le distanze. A quel punto mancano cinque minuti al termine più recupero, da giocare in 9 contro 11. Lo spettro della beffa è dietro l'angolo. Subire un'altra rimonta dopo quella subita appena sette giorni prima a Genova sarebbe un colpo mortale per il morale. Ma stavolta il Livorno ha un'arma in più: i propri tifosi. E' proprio nel momento di massima e disperata difficoltà che lo stadio si trasforma in una bolgia, in un inferno per coloro che indossano la maglia emiliana. Il frastuono dei 12mila del Picchi è travolgente. Il clima è così rovente che la squadra in campo non può non risentirne. E infatti i nove rimasti in campo stringono i denti, raddoppiano le forze, lottano come leoni. Il Bologna ci prova, ma il muro amaranto non crolla, non scricchiola neanche. Il risultato è portato a casa. La vittoria fondamentale è arrivata. Avanti così. Magari però la prossima volta fateci patire un po' meno...


Davide Lanzillo

9 marzo 2014

UN LIVORNO DOTTOR JEKYLL E MISTER HYDE

Roba da matti. Ennesimo capitolo schizofrenico di una squadra imprevedibile come poche. 
Un primo tempo sontuoso, perfetto, in cui il Livorno ha pieno controllo del match: prima la traversa colpita con Paulinho, poi le due reti firmate da Mbaye. Squadre al riposo con il seguente punteggio: Sampdoria 0 Livorno 2.
La ripresa è invece un rocambolesco calvario. Nemmeno dieci minuti e la Sampdoria ci ha già recuperato: 2-2. Non solo, presto ci supera e allunga: finisce 4-2 per i blucerchiati. Impensabile. Un tracollo vertigionoso ed inspiegabile. Troppo diverse le prestazioni dei due tempi per appartenere alla stessa squadra. Ma il Livorno di quest'anno è così. Di sicuro non ci si annoia mai, ma spesso ci si rimane male. Tre punti importantissimi in chiave salvezza buttati via. E adesso con il Bologna saremo costretti a vincere.
C'è da dire però che non siamo neanche granché fortunati: la rete del pareggio doriano è una clamorosa autorete di Ceccherini, quella del 3-2 ha come decisiva una deviazione di Coda che spiazza Bardi.
Senza contare che tanto per cambiare anche stavolta l'arbitraggio è stato più che discutibile: sul punteggio di 2-1 in nostro favore non ci viene concesso un rigore sacrosanto per un netto fallo su Greco lanciato a rete. Se fossimo andati sul 3-1, avremmo voluto vedere se la Sampdoria sarebbe riuscita a compiere ugualmente la rimonta. Ma come al solito lottiamo contro tutto e tutti.
Detto ciò, la metamorfosi avvenuta nella ripresa non ha scusanti: non si può perdere così la bussola, non si può crollare in tal modo quando in palio c'è la salvezza. 
La squadra tecnicamente c'è, le qualità ci sono: altrimenti non si spiegherebbe l'ottimo primo tempo; però risulta essere troppo fragile psicologicamente: di fronte alle offensive avversarie condotte sul solo piano della disperazione sembra squagliarsi. Era già successo altre volte, basti pensare alla gara di Catania: il Livorno soffrì la squadra siciliana soltanto quando questa la mise sul piano della disperazione, non più del gioco. A Genova è accaduto lo stesso: non siamo in grado di resistere per quei pochi minuti necessari a spengere ogni velleità negli avversari. E così abbiamo perso punti importanti. Troppi. Non possiamo più permettercelo.

Davide Lanzillo

4 marzo 2014

LIVORNO GUERRIERO: IL NAPOLI NON PASSA!

Quanto ci voleva un risultato del genere! Bloccare sul pareggio il Napoli dei vari Callejon, Hamsik, Mertens e Pandev è stata un'impresa. Nonostante l'assenza di Higuain fra gli azzurri, portare via qualche punto dal match con i partenopei era pressoché impensabile. Eppure il Livorno c'è riuscito, c'è riuscito nonostante un rigore assegnato alla squadra di Benitez che definire generoso è poco: vorremmo vedere se a parti invertite Mazzoleni avrebbe preso la stessa decisione...
Non solo è riuscito ad ottenere il pareggio, ma per poco non porta a casa addirittura una clamorosa vittoria, con buonissime occasioni create nel corso della ripresa.
Un pareggio arrivato nel miglior modo possibile: attraverso il gioco e la prestazione. Questo è il dato più confortante. Dopo l'assurdo primo tempo contro il Verona si attendevano risposte: risposte che non solo non ci hanno deluso, ma che ci hanno rinfrancato e concesso nuovo ottimismo. Finalmente abbiamo capito che esistono partite sì difficili, ma non impossibili: contro qualunque avversario si può andare alla ricerca di un risultato positivo. E' lo spirito che deve accompagnarci da qui alla fine del campionato: ogni partita sarà importante e mai dovremo partire battuti in partenza. Anche perché il calendario è impietoso nelle ultime giornate: conquistare qualche punto contro le "big" sarà necessario se vorremo garantirci la permanenza in serie A.
Per questo finale di stagione potremo contare nuovamente su un fattore determinante: il calore dei tifosi. Dopo alcune settimane caratterizzate da contestazioni di vario genere e da una sorta di torpore, gli spalti del Picchi sono tornati a ribollire di passione, alzando notevolmente il numero dei decibel. Finalmente si è rivista quella curva travolgente che spesso è riuscita a trascinare la squadra in vere e proprie imprese.
Bisogna solo sperare però che tale calore non sia dovuto solamente all'appeal esercitato dalla presenza di un avversario così blasonato: la vicinanza dei tifosi sarà ancor più necessaria in quelle partite che costituiranno veri e propri spareggi salvezza, come le sfide con Bologna e Chievo. Allora ancor più che mai dovrà tremare il terreno di gioco dalla bolgia infernale creata sugli spalti.

Davide Lanzillo

23 febbraio 2014

UN LIVORNO DAI DUE VOLTI: PRIMA LA DISFATTA, POI LA QUASI IMPRESA

La partita con il Verona costituisce la sintesi perfetta di questa stagione del Livorno: momenti di difficoltà assoluta alternati a momenti esaltanti; attimi di passività e impotenza e attimi travolgenti; periodi di stasi ed altri in cui si cerca di gettare il cuore oltre l'ostacolo. Il Livorno di quest'anno è così: un po' matto e imprevedibile. E il Verona ne sa qualcosa: dopo un primo tempo in cui ha fatto a fette la squadra amaranto, ha dovuto tremare di fronte all'improvviso ritorno di fiamma di Paulinho e compagni. Il cuore messo in campo nella ripresa però non è bastato a riequilibrare il risultato: d'altra parte recuperare lo 0-3 maturato nel corso dei primi 45 minuti di gioco avrebbe costituito un'impresa non da poco. Un'impresa solo sfiorata con le reti di Paulinho e Greco nel giro di 60 secondi.
La prima frazione di gara è stata però da incubo: con troppa facilità gli uomini di Mandorlini arrivavano al tiro, con di fronte una retroguardia troppo molle e spesso disattenta. Purtroppo le assenze hanno pesato, eccome se hanno pesato. Ma era prevedibile: giocatori come Luci o Ceccherini non sono facilmente sostituibili in questa squadra.
Anche qualche scelta tattica ha suscitato non poche perplessità: giocare con una difesa a tre composta interamente da giocatori lenti e macchinosi contro un tridente che fa della velocità sugli esterni il suo punto di forza si è rivelato un suicidio tattico. Non a caso il Livorno è cresciuto nella ripresa, quando Di Carlo ha deciso di utilizzare una difesa a quattro. Tutto ciò ha agevolato un Verona già forte di suo, che naviga con merito nei piani alti della classifica da inizio campionato.
La cosa che dispiace di più è che la sconfitta sia arrivata in una partita così sentita, caricata di molti (e forse troppi) significati durante la settimana. Fra l'altro ormai è un dato di fatto: quando carichiamo di troppa importanza certe partite finisce sempre male. Era già avvenuto nello scorso campionato, contro lo Spezia e lo stesso Verona. Forse sarebbe meglio smetterla di "pompare" il valore di certe sfide. Anche solo per scaramanzia.

Davide Lanzillo

17 febbraio 2014

IL LIVORNO SI FA IL REGALO DI COMPLEANNO. E ADESSO BASTA CON LE POLEMICHE

168 giorni: tanto è durata l'astinenza di successi in trasferta. Dal trionfo del 31 agosto a Reggio Emilia contro il Sassuolo abbiamo dovuto attendere fino al 16 febbraio per riassaporare il dolce sapore dei 3 punti lontani dal Picchi. Il 2-1 di Cagliari interrompe il digiuno e sfata un tabù: mai infatti il Livorno nel corso della sua gloriosa storia aveva ottenuto una vittoria in casa dei sardi. Vittoria che soprattutto ci riporta dopo lungo tempo in zona salvezza: il modo migliore di festeggiare il compleanno della società amaranto, nata il 14 febbraio 1915 (anche se la notizia venne resa pubblica soltanto tre giorni dopo).
Ebbene sì, non siamo più in zona retrocessione: fosse finito oggi il campionato, ci saremmo garantiti un altro anno di serie A. Strano a dirsi. Basta riavvolgere il nastro ad appena un mese fa per renderci conto di come siano cambiate le cose: la squadra sembrava allo sbando, la società in clima di smobilitazione, molti tifosi già rassegnati al peggio. Ma il bello (e il brutto) del calcio è proprio questo: tutto in un attimo può cambiare e ciò che valeva ieri non vale più oggi. Con il cambio di allenatore si è verificata una scossa: i 7 punti in quattro partite parlano da soli, senza considerare che sarebbero potuti essere tranquillamente di più...
Non solo molti tifosi apparivano già rassegnati, ma anche diversi media nazionali davano già il Livorno per spacciato, indicandolo come vittima predestinata. Il messaggio che invece ha mandato questa squadra è chiaro: per la salvezza ci siamo anche noi. Comunque andrà a finire avremmo avuto almeno la possibilità di lottare. E' questo che anche i ragazzi della Curva Nord devono mettersi in testa. Da troppo tempo si sentano solo contestazioni, con un sostegno alla squadra che si è fatto via via più tiepido: un clima assurdo per una squadra che deve garantirsi la sopravvivenza nel massimo campionato. Una contestazione iniziata anche con motivi validi, ma che adesso sta assumendo contorni stucchevoli e logoranti. Se infatti era lecito richiedere a gran voce uno sforzo della società nel mercato di gennaio, va riconosciuto anche che tale richiesta è stata soddisfatta. Eppure la frangia estrema della tifoseria sembra andare alla ricerca estenuante di cavilli quasi imbarazzanti per continuare la sua protesta nei confronti della società: aggrapparsi al numero dei giocatori in prestito rasenta il ridicolo...
Per il bene del Livorno sarebbe più opportuni che i ragazzi della curva tornassero a fare ciò che gli riesce meglio: il tifo. Rendere di nuovo il Picchi una bolgia, come soltanto loro sapevano e sanno fare. Solo tutti uniti si può raggiungere la salvezza. 

Davide Lanzillo

3 febbraio 2014

IL MERCATO? STAVOLTA E' POSITIVO. E A CATANIA E' UN BEL LIVORNO

Che rabbia...tre volte in vantaggio e tre volte recuperati, con la rete del definitivo 3-3 arrivata a soli due minuti dal termine. Vincere avrebbe significato dare uno scossone alla nostra classifica: avrebbe significato trovarsi con quattro squadre alle spalle e dare il virtuale colpo di grazia al Catania. Il punto può comunque essere visto in maniera positiva, per due motivi: 1) avremmo firmato per un pareggio alla vigilia; 2) tutte le altre squadre impegnate nella corsa salvezza hanno perso. E poi soprattutto abbiamo visto una squadra viva, determinata e incisiva in attacco, con un Emeghara rigenerato dalla cura Di Carlo. Peccato per le disattenzioni difensive, anche se va detto che due delle tre reti siciliane sono arrivate in sospetta posizione di fuorigioco.
E' doveroso ora parlare del calciomercato appena concluso, calciomercato considerato da molti vero spartiacque della stagione. Avevamo invitato il presidente Spinelli a rinforzare la squadra, e stavolta non abbiamo niente di cui lamentarci. A parte la cessione di Schiattarella (a proposito, certe sue dichiarazioni sono risultate poco rispettose verso il Livorno e verso Livorno), nessun titolare è stato ceduto, con offerte anche importanti per Paulinho, Siligardi ed Emerson respinte al mittente. Sono arrivati invece tre rinforzi, e si tratta di tre rinforzi veri: Castellini porta esperienza al reparto difensivo, Mesbah è l'esterno sinistro che tanto ci mancava, ma è soprattutto Belfodil a costituire il vero colpo. Basta pensare che sulle sue tracce c'era mezza serie A, con società che offrivano al giocatore ben più di quello offerto dal Livorno: solo per questo motivo il ragazzo merita tutta la stima dei tifosi livornesi. Dopo tanti rifiuti c'è chi finalmente ha messo Livorno davanti a tante altre realtà.
Certo, fosse arrivato anche un centrocampista sarebbe stato ancora meglio, ma anche così il bilancio può risultare positivo: dopo tante esperienze negative, finalmente usciamo dal mercato di gennaio rinforzati. Eppure sui social network c'è una minoranza che ancora si lamenta, che non è soddisfatta neanche dell'arrivo di Belfodil. Risulta difficile entrare nella testa di certe persone: l'arrivo di un talento come il franco-algerino era fuori dalla portata dei sogni anche del più ottimista dei tifosi. Ma tant'è, a Livorno c'è sempre chi si lamenta e chi si diverte a pronosticare un futuro catastrofico. E' da agosto che si sente dire che "cascheremo dal giornale": siamo a febbraio e siamo ancora in piena corsa per la salvezza. Alla faccia di chi ci gode quando il Livorno perde.
 
Davide Lanzillo

27 gennaio 2014

LA SALVEZZA E' ANCORA POSSIBILE: SPINELLI FRUGATI

Il campionato ha ancora un senso: ecco il messaggio che ci lascia la vittoria con il Sassuolo. Perdere avrebbe significato prenotare un biglietto di sola andata per la serie cadetta, vincere ci ridà invece speranza. Il successo tra l'altro è anche arrivato in maniera netta, chiara, senza discussione: dopo neanche mezz'ora il Sassuolo si è trovato sotto di tre reti, senza sapere da che parte voltarsi per dare un significato alla sua trasferta a Livorno.
La tanto attesa scossa con il cambio di allenatore è arrivata. Adesso però non facciamoci prendere dall'entusiasmo: la situazione rimane ancora difficile e se il campionato fosse finito oggi saremmo in  serie B. La soddisfazione di essere ancora in gioco è però enorme: chi non aveva il terrore di trovarsi oggi già retrocesso?! Invece possiamo ancora sperare, e soprattutto lottare. Basta soltanto che Spinelli mantenga la calma senza fare voli pindarici: i rinforzi sono ancora necessari, non basta una vittoria per cancellare tutto. Su questo punto è stato deciso anche il nuovo tecnico Di Carlo, che avrà il più che difficile compito di non far sentire troppo la mancanza di Davide Nicola, il cui affetto da parte della tifoseria è stato dimostrato ancora una volta con un lungo striscione apparso in curva Nord durante la partita.
Di Carlo ha avuto senza dubbio il merito di riportare un po' di ordine in questa squadra: Mbaye, grazie anche all'arrivo di Castellini, è stato riportato sulla corsia destra, suo ruolo naturale; Emeghara ha giocato finalmente in posizione centrale come avveniva a Siena e non più largo sulla fascia; in difesa è stato riproposto il terzetto che aveva iniziato il campionato. Poche mosse che sembrano aver dato maggiore fiducia alla squadra, che nelle ultime uscite aveva accusato un vistoso calo di autostima. Con questo naturalmente non vogliamo dare colpe alla precedente gestione di Nicola: anche Di Carlo con questa squadra avrà da sudare non poco per raggiungere la salvezza. Ripetiamo, servono rinforzi. Capito Aldo?!
 
Davide Lanzillo

19 gennaio 2014

COL SASSUOLO NIENTE CONTESTAZIONI: E' LA PARTITA DELLA VITA

Da tifoso non esiste peggior cosa che desiderare dopo appena pochi minuti di gioco che la partita finisca il più in fretta possibile. Non ti resta che sperare che l'agonia cessi rapidamente. A Roma la sensazione è stata questa. Dopo le primissime fasi di gara avevi già capito quale sarebbe stato l'andazzo: partita a senso unico, giocata ad un'unica porta. Il 3-0 finale sta addirittura  stretto ai giallorossi. Il Livorno non è pervenuto: zero occasioni, zero gioco, zero carattere. Bisogna cambiare atteggiamento, e subito. Il destino non è infatti ancora segnato. Strano a dirsi, ma dopo appena un punto in nove partite siamo ancora in corsa per la salvezza: Chievo, Bologna e Sassuolo distano solo 4 punti. E proprio il Sassuolo sarà il nostro prossimo avversario, atteso domenica all'Ardenza. Sarà la partita della vita: in caso di successo le speranze di salvezza si riaprirebbero in maniera clamorosa; in caso di sconfitta potremmo già recitare il De profundis. E' proprio per l'importanza della partita che ci aspetta che bisogna evitare contestazioni pesanti e feroci, come invece sembrano presagire alcune voci. Saranno novanta minuti troppo importanti per il futuro del Livorno: sarebbe un peccato e controproducente consumarli dando vita a critiche e contestazioni. Saranno novanta minuti in cui anzi sarà necessario più che mai sostenere la squadra: chi vuole bene al Livorno dovrà fare solamente questo. Le contestazioni eventualmente posticipiamole al fischio finale. Durante la partita invece no, a prescindere dall'andamento che prenderà dovremo stare vicini ai nostri colori. 
Domenica rappresenta un crocevia importantissimo per il nostro futuro: non facciamoci del male con le nostre mani.

Davide Lanzillo

12 gennaio 2014

I 7000 ABBONATI MERITANO RISPETTO

Doveva essere la partita della svolta, e in un certo modo lo è stata. In negativo però. Sconfitta pesantissima che molto probabilmente farà saltare il posto di Nicola, che segna la definitiva spaccatura fra squadra e tifosi e che sa tanto di retrocessione. Un clima tristissimo. Un clima inimmaginabile solo tre mesi fa, quando la squadra sembrava andare a mille anche in un campionato duro come la serie A. Poi il crollo. Una sconfitta dietro l'altra. Sempre più giù in classifica. Partite-svolta ogni volta sbagliate. Sta diventando una disfatta. 
La situazione è dura che più di così non si può, ma tutto sommato non sarebbe ancora impossibile. Le altre squadre che lottano per evitare la retrocessione non stanno facendo molto meglio: sembra quasi una gara a chi fa peggio. Questo ci consente di restare ancora attaccati al treno salvezza. C'è chi però sembra non capirlo. Il riferimento è naturalmente rivolto al presidente Spinelli, che invece di investire il necessario per tentare di ottenere una ancora raggiungibile permanenza in serie A sembra intenzionato a smobilitare tutto. E' vergognoso. In questo modo si mette contro anche tutti coloro che fino ad oggi lo hanno difeso. Così manca di rispetto a quelle 7000 persone che hanno fatto sacrifici pur di pagarsi un abbonamento allo stadio. Queste 7000 persone non si meritano di vedere una squadra già retrocessa a gennaio. Queste 7000 persone non pretendono la salvezza per forza: vogliano solamente avere la possibilità di poter lottare fino a maggio.
E' forse chiedere troppo?

Davide Lanzillo


6 gennaio 2014

NON CE NE VA BENE UNA...

Che stile questi fiorentini. Una tifoseria che piange ed insulta, un presidente che definisce "farabutto" il povero Rinaudo, "colpevole" di aver compiuto un normalissimo fallo di gioco ai danni di Giuseppe Rossi. E' forse colpa di Rinaudo se Rossi ha le ginocchia di cristallo?! Eppure i fiorentini non hanno perso occasione per lagnarsi, per crearne un caso mediatico, per aggredire ed inveire contro un giocatore la cui unica colpa è di aver compiuto un fallo come se ne vedono a decine in ogni partita di calcio. Mah... Questi fiorentini si dimostrano essere non molto diversi dai loro acerrimi nemici juventini: sanno solo piangere anche quando vincono, sanno solo aggredire ed insultare con l'arroganza di chi si crede superiore. Auguriamo con tutto il cuore alla Fiorentina di non raggiungere alcuno dei propri obiettivi stagionali.
Chiusa questa breve ma necessaria parentesi, possiamo analizzare a mente fredda ciò che si è visto in campo. Il risultato ha dato ragione ai viola, ma se diciamo che il Livorno avrebbe meritato almeno il pareggio nessuno può contraddirci. La partita era stata preparata perfettamente da Nicola: squadra corta, compatta, attenta a chiudere ogni spazio alla manovra dei palleggiatori viola e pronta a ripartire negli spazi che inevitabilmente si sarebbero creati. Il primo tempo è scivolato via così senza grossi sussulti e anzi, l'unico grande acuto è stato prodotto dagli amaranto, con un'azione di contropiede letale fermata per un fallo più che dubbio. Peccato, perché il Livorno avrebbe potuto chiudere la prima frazione di gara in vantaggio: chissà che partita avremmo visto... Purtroppo, però, non è la prima volta che certe decisioni arbitrali ci vengono contro.
Nella ripresa la Fiorentina ci prova di più, costringendo Bardi a un intervento super. L'occasione più clamorosa è tuttavia ancora per il Livorno, con un colpo di testa di Mbaye che colpisce la traversa della porta difesa da Neto. Gli episodi però ci puniscono ancora una volta: mentre il colpo di testa di Mbaye va ad infrangersi sulla traversa, quello di Rodríguez si insacca in rete e si rileverà determinante per le sorti del match. Il Livorno infatti cercherà il pareggio, andando clamorosamente vicino al gol in un paio di circostanze, ma un pizzico di sfortuna e le decisive parate di Neto impediscono di conquistare un punto che sarebbe stato strameritato.
Sia chiaro, non è che il Livorno abbia dominato la partita, anzi: il possesso palla è stato a lungo nelle mani della Fiorentina, ma si è trattato di un possesso palla sterile, mai veramente incisivo. Il Livorno ha fatto la partita che deve fare una squadra che si trova al cospetto di un avversario nettamente superiore da un punto di vista tecnico: difesa solida, squadra compatta, raddoppi di marcatura continui. Inoltre, a differenza delle ultime apparizioni in trasferta, abbiamo finalmente visto un Livorno da battaglia: pressing continuo, contrasti decisi, volti mai domi. Insomma, quella sana cattiveria agonistica indispensabile per una formazione che deve salvarsi.
Ora diventerà quasi fondamentale la sfida con il Parma: se dovesse arrivare una sconfitta, la situazione si farebbe terribile. Dovrà arrivare necessariamente un risultato positivo, non importa come. Con le buone o con le cattive dovremo fare nostra la partita. Vincere per continuare a sperare. Per il resto siamo (purtroppo?) nelle mani di Spinelli.

Davide Lanzillo

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