AMARANTO NEL CUORE

AMARANTO NEL CUORE

16 dicembre 2013

FUORI LE PALLE

Ormai è lampante: esiste un problema trasferta. Con la Lazio, così come avvenuto due settimane fa contro il Chievo, abbiamo assistito ad una prova inguardabile e imbarazzante del Livorno. 
Va chiarito subito che il problema principale non è di risultati, ma di atteggiamento: sappiamo benissimo che è difficile conquistare punti in trasferta in serie A per una squadra che lotta per la salvezza, ma proprio per questo bisognerebbe sputare sangue in campo, non andare in giro per l'Italia a fare le gite turistiche. Così si va davvero poco lontano.
La squadra sembra avere una doppia personalità: coraggiosa e combattiva quando gioca tra le mura amiche, timorosa e fragile appena si allontana dal Picchi. E' necessario invertire subito tendenza: sei sconfitte consecutive in trasferta iniziano ad essere davvero troppe. Addirittura l'ultima rete degli amaranto lontano dall'Ardenza risale al 29 settembre in occasione di Verona-Livorno. Un'eternità. Anche perché pensare di segnare quando neanche si arriva mai al tiro in porta diventa un'utopia... Invece è proprio questo che sembra accadere al Livorno in trasferta: anche con la Lazio non si è intravisto un minimo accenno di reazione, con la squadra che sembrava quasi accontentarsi di difendere il 2-0 piuttosto che provare a riaprire la partita. 
E' vero che ci sono anche degli evidenti limiti tecnici, ma questo non può bastare a spiegare il rendimento schizofrenico offerto dalla truppa di Nicola: non dimentichiamoci che appena nove giorni fa gli stessi identici giocatori sono riusciti a mettere in grossa difficoltà il Milan, una delle grandi del calcio italiano. Il problema principale è quindi, ripeto, di mentalità: si ha l'impressione che questa squadra abbia paura quando gioca fuori casa, che si arrenda ancor prima di lottare. E' questo che ci preoccupa e che allo stesso tempo ci fa rabbia. A Livorno infatti non abbiamo mai chiesto una squadra di fenomeni, non abbiamo mai preteso risultati ad ogni costo; solo una cosa abbiamo sempre chiesto a gran voce: dare l'anima in campo. E se poi il risultato non arriva, pazienza.
Fino a adesso la tifoseria è sempre stata vicina alla squadra, ma se qualcuno pensa che questo sia indice di un sostegno incondizionato si sbaglia: gli applausi si trasformeranno in fischi se non ci sarà voglia di lottare e di soffrire. FUORI LE PALLE.

DAVIDE LANZILLO

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