AMARANTO NEL CUORE

AMARANTO NEL CUORE

16 marzo 2013

Arbitraggio scandaloso, ma è un grande Livorno

Che Livorno. Avevamo chiesto una partita da giocare con il cuore, e così è stato. Ma su questo non esistevano dubbi: ormai abbiamo imparato a conoscere il valore di questo gruppo e del suo allenatore. Questa è una squadra vera, che non ha paura di niente e di nessuno, che va a giocarsi la partita sempre a testa alta, a prescindere da avversari e ambienti ostili, a prescindere da direzioni di gara palesemente a senso unico. 
Già, perchè il Livorno a Verona non ha giocato solo contro quella che doveva essere l'invincibile armata del campionato, ma ha dovuto affrontare un avversario ancor più temibile: l'arbitro Tommasi, protagonista di una serata che ha dell'indecente. 
Che aria tirava si era capito fin dalle prime fasi di gara: due falli e due ammonizioni, di cui quella ai danni di Duncan del tutto inventata. La sensazione che difficilmente si sarebbe conclusa la partita in parità numerica si era già ampiamente diffusa. Anche perché si nota subito la discrepanza di trattamento riservata alle due squadre: i gialloblù compiono due entrate killer, quelle sì davvero meritevoli di un cartellino giallo, ma figuriamoci se in questo caso il signor Tommasi mette mano al taschino. E allora si capisce che è solo questione di tempo, questione di qualche minuto e verrà presa qualche decisione che miri ad incidere nel profondo del match, naturalmente a favore dei padroni di casa. Basta solo un pretesto. E il pretesto il direttore di gara lo trova al diciottesimo minuto della ripresa: il Verona riparte in contropiede, Cacia cerca di smarcarsi per ricevere il passaggio dal compagno di squadra, ma, vedendosi completamente in ritardo rispetto alla chiusura di Duncan, decide di lasciarsi cadere a terra senza neanche essere sfiorato. È un assist perfetto per Tommasi, un assist che non vedeva l'ora di ricevere: tra l'incredulità sventola in faccia a Duncan il secondo cartellino giallo, provocando l'espulsione del ghanese. Il Livorno è in dieci. Il Verona adesso ha ben mezz'ora a disposizione per cercare il gol vittoria, il gol del sorpasso in classifica. Ma chi voleva danneggiarci ha fatto male i suoi conti: è proprio in questo momento che inizia l'eroica resistenza amaranto. 
I veronesi vanno all'assalto, pensano sia l'occasione buona per scalzarci dal secondo posto in classifica, ma di fronte non trovano giocatori, trovano lottatori, trovano combattenti che non arretrano di un millimetro, che non hanno alcun timore nonostante intorno a loro ci siano 20000 persone ad insultarli e ad aggredirli. Proprio così, aggrediti: non contenti dello spettacolo offerto nella gara di andata, alcuni supporter gialloblù hanno pensato bene di arricchire il proprio repertorio aggredendo Luca Mazzoni, presente sulle tribune del Bentegodi con alcuni amici. A questo vanno aggiunti i soliti ululati razzisti indirizzati verso Duncan, sottolineando ancora una volta il loro alto grado di civiltà. 
In un ambiente così infuocato (e malato) gli uomini di Nicola diventano stoici: Emerson è un monumento, Decarli è perfetto, Bernardini è insormontabile, Gentsoglou è un guerriero, Paulinho diventa il primo difensore. È il grande cuore amaranto. E la solita vergogna veronese. 


Davide Lanzillo

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