AMARANTO NEL CUORE

AMARANTO NEL CUORE

22 dicembre 2013

CRISI NERA, MA NON MOLLIAMO

Si fa sempre più dura. Un'altra sconfitta, di quelle che lasciano il segno. La classifica è ora inclemente. Ormai è chiaro che per raggiungere la salvezza ci vuole qualcosa in più: qualche innesto che dovrà necessariamente arrivare durante la sessione invernale di mercato. Altrimenti sarà difficilissimo lasciarsi tre squadre alle spalle. 
La squadra ieri ci ha provato, e su questo stavolta non possiamo recriminare niente. L'impegno è stato massimo, la buona volontà non è mancata,  ma alla lunga la differenza di valori in campo è emersa. Rimane tuttavia il rammarico per come si è sviluppato il primo tempo, in cui la prestazione del Livorno è stata più intensa e più propositiva di quella dell'Udinese. Purtroppo però è stata pagata a caro prezzo l'ingenuità iniziale di Emerson, che ha costretto la squadra a un intenso sforzo per riportare il risultato sul punteggio di parità, sforzo pagato dazio nel corso dei secondi quarantacinque minuti, con buona parte dei giocatori in campo rimasti con scarse risorse fisiche. 
E' proprio per l'impegno con cui la squadra ha affrontato la partita che dispiace che il secondo tempo si sia svolto in un clima quasi surreale: tanto silenzio sugli spalti, con solamente cori polemici indirizzati verso il presidente Spinelli. Se la scorsa settimana avevamo rivolto una critica all'atteggiamento della squadra in campo, stavolta possiamo invece indirizzarla senza dubbio a parte della tifoseria. Sapevamo che la serie A non sarebbe stata affatto una passeggiata; sapevamo che avremmo assistito più a sconfitte che a vittorie; l'unica cosa che dovevamo fare noi tifosi era provare a trascinare la squadra nelle partite casalinghe, sostenendola sempre se in campo avremmo visto il massimo impegno e rendendo difficile la vita agli avversari. Se invece a mezz'ora dalla fine di una partita ancora in bilico si smette di incitare dando vita a una contestazione all'indirizzo della società è la fine: è la strada che porta dritti dritti in serie B. 
Sia chiaro, la critica verso la società e soprattutto verso la presidenza può essere capibile e anche condivisibile, ma tale critica dovrebbe avvenire a partita ormai finita, non a partita in corso. Durante quei novanta minuti bisognerebbe solamente incitare la squadra, dargli quella spinta in più che è indispensabile per una squadra che lotta per la salvezza. Se ciò non avviene non facciamo certamente del bene ai nostri colori.

Davide Lanzillo

16 dicembre 2013

FUORI LE PALLE

Ormai è lampante: esiste un problema trasferta. Con la Lazio, così come avvenuto due settimane fa contro il Chievo, abbiamo assistito ad una prova inguardabile e imbarazzante del Livorno. 
Va chiarito subito che il problema principale non è di risultati, ma di atteggiamento: sappiamo benissimo che è difficile conquistare punti in trasferta in serie A per una squadra che lotta per la salvezza, ma proprio per questo bisognerebbe sputare sangue in campo, non andare in giro per l'Italia a fare le gite turistiche. Così si va davvero poco lontano.
La squadra sembra avere una doppia personalità: coraggiosa e combattiva quando gioca tra le mura amiche, timorosa e fragile appena si allontana dal Picchi. E' necessario invertire subito tendenza: sei sconfitte consecutive in trasferta iniziano ad essere davvero troppe. Addirittura l'ultima rete degli amaranto lontano dall'Ardenza risale al 29 settembre in occasione di Verona-Livorno. Un'eternità. Anche perché pensare di segnare quando neanche si arriva mai al tiro in porta diventa un'utopia... Invece è proprio questo che sembra accadere al Livorno in trasferta: anche con la Lazio non si è intravisto un minimo accenno di reazione, con la squadra che sembrava quasi accontentarsi di difendere il 2-0 piuttosto che provare a riaprire la partita. 
E' vero che ci sono anche degli evidenti limiti tecnici, ma questo non può bastare a spiegare il rendimento schizofrenico offerto dalla truppa di Nicola: non dimentichiamoci che appena nove giorni fa gli stessi identici giocatori sono riusciti a mettere in grossa difficoltà il Milan, una delle grandi del calcio italiano. Il problema principale è quindi, ripeto, di mentalità: si ha l'impressione che questa squadra abbia paura quando gioca fuori casa, che si arrenda ancor prima di lottare. E' questo che ci preoccupa e che allo stesso tempo ci fa rabbia. A Livorno infatti non abbiamo mai chiesto una squadra di fenomeni, non abbiamo mai preteso risultati ad ogni costo; solo una cosa abbiamo sempre chiesto a gran voce: dare l'anima in campo. E se poi il risultato non arriva, pazienza.
Fino a adesso la tifoseria è sempre stata vicina alla squadra, ma se qualcuno pensa che questo sia indice di un sostegno incondizionato si sbaglia: gli applausi si trasformeranno in fischi se non ci sarà voglia di lottare e di soffrire. FUORI LE PALLE.

DAVIDE LANZILLO

8 dicembre 2013

PAREGGIO PRESTIGIOSO, MA CHE RAMMARICO...

Questo è il Livorno che vogliamo vedere: quello con la faccia cattiva, che non ha paura degli avversari, che ci mette grinta, anima e cuore. Quel coro "vi vogliamo così" che si alza dalla Curva Nord al termine del match racchiude tutto. Già, perché in appena sei giorni siamo passati dalla prestazione scialba e incolore di Verona a quella gagliarda e propositiva contro il Milan. Una metamorfosi.
Alla fine è arrivato un pareggio prestigioso, che lascia comunque un po' di amaro in bocca. Non solo perché la rete rossonera del 2-2 è arrivata a pochi minuti dal fischio finale, ma in quanto più volte il Livorno ha avuto l'occasione di andare sul 3-1 e uccidere la partita, dando il colpo letale ad un Milan messo in difficoltà dalla corsa e dalla determinazione degli amaranto. Il colpo del KO non è però arrivato e la squadra di Allegri ha trovato la rete del pareggio nell'unico modo possibile: con la giocata del suo uomo-simbolo, quel Balotelli in giornata decisamente positiva, che per poco non trova anche la terza rete con un bolide dalla distanza che va a schiantarsi sulla traversa. Ma sarebbe stata un'ingiustizia. Se c'era una squadra che avrebbe meritato la vittoria, quella sarebbe stata infatti senza dubbio il Livorno: maggiore il numero di occasioni, maggiore la determinazione, maggiore la voglia di vincere. Il Milan invece è apparso pressoché Balotelli-dipendente: le minacce verso la porta di Bardi sono arrivate solo dai suoi piedi. Per il resto il nulla.
Tuttavia il bicchiere risulta essere decisamente mezzo pieno e non mezzo vuoto: quel che contava maggiormente era infatti vedere una reazione dopo la peggior partita dell'era-Nicola e la reazione c'è stata eccome. Dopo la partita con il Chievo un po' di perplessità erano subentrate in tutti noi, ma anche stavolta la squadra ha dimostrato di non smarrirsi, di saper riprendere la propria strada, come già accaduto in altri periodi di difficoltà. E' questo che ci dà speranza e un po' di ottimismo per il futuro, consapevoli che i momenti di sofferenza sono dietro l'angolo in un campionato così duro quale è la serie A. L'importante sarà saper rialzare sempre la testa, non perdere mai la voglia di lottare e di crederci. Ogni partita sarà una battaglia ed è con questo spirito che la squadra dovrà scendere in campo ogni volta ed in ogni stadio. E' quello che dovrà accadere anche domenica all'Olimpico contro la Lazio, sfida che per i livornesi non sarà mai una partita qualunque...
Davide Lanzillo

2 dicembre 2013

SEGNALI ALLARMANTI

Un disastro. La partita di Verona in casa del Chievo può essere riassunta così. Per la prima volta in stagione abbiamo assistito ad una partita in cui non c'è da salvare niente: zero gioco, zero occasioni, zero carattere. E' soprattutto quest'ultimo aspetto ad essere preoccupante: è inutile essere ordinati e bellini quando affronti Inter o Juventus se poi ti manca la giusta determinazione negli scontri-chiave per la salvezza. Il Livorno ha sicuramente i suoi limiti a livello di organico (e di questo ne abbiamo già parlato nelle scorse settimane), ma parliamoci chiaro, il Chievo non è che sia il Real Madrid: semplicemente ha avuto molta più fame di noi. Vi siete chiesti come mai ogni contrasto od ogni rimpallo risultava favorevole ai gialloblù? Non è un semplice caso...questi hanno corso il doppio rispetto a noi, ci hanno messo il triplo della nostra voglia, in campo hanno dato tutto quello che avevano. In altre parole: hanno giocato come deve giocare una squadra che vuole salvarsi. Noi no, abbiamo affrontato la partita come se fosse l'amichevole del giovedì, trottorellando per il campo come se tanto il risultato non contasse poi molto. Così non va. Si può anche perdere, ma non in questo modo.
Anche la posizione di Nicola sembra a rischio. Premesso che a Verona qualche scelta di formazione è apparsa quantomeno discutibile, mettere sulla graticola il buon Davide risulta ingeneroso: sta ottenendo il massimo da una squadra che, oggettivamente, sta mostrando diversi limiti. Piuttosto forse si meriterebbe una rosa maggiormente competitiva, con a disposizione un numero maggiore di soluzioni. Soprattutto in fase offensiva la situazione sta diventando preoccupante: nelle ultime tre gare non solo non è arrivato il gol, ma neanche sono arrivate conclusioni pericolose verso la porta avversaria.
Sabato prossimo al Picchi arriverà il Milan, un Milan che sembra essere rigenerato dopo le due ultime vittorie consecutive. Tuttavia il tempo del discorso "non sono queste le partite in cui ci giochiamo il nostro campionato" è finito. Adesso non conta più l'avversario: bisogna fare punti e basta.

Davide Lanzillo

25 novembre 2013

UN BUON LIVORNO NON BASTA

Ad un certo punto ci avevamo sperato. Proprio quando l'illusione di fare uno sgambetto ai campioni d'Italia stava pian piano facendo capolino fra i pensieri, è arrivato il gol di Llorente a infrangere ogni sogno. Peccato, non tanto perché fino a quel momento la Juventus non si era praticamente mai resa pericolosa, ma soprattutto per le occasioni capitate agli amaranto e non sfruttate a dovere. Il Livorno, infatti, è stato abile a chiudersi non concedendo niente ai  bianconeri, per poi ripartire rapidamente in contropiede. E' qui però che è mancata la stoccata finale, quell'ultimo passaggio che avrebbe permesso di presentarsi a tu per tu con Buffon. Soprattutto due sono state le clamorose occasioni, entrambe quando il risultato era ancora inchiodato sullo 0-0: la prima nel corso dei primi 45 minuti, con Emeghara che ha mandato all'aria un contropiede micidiale con uno sciagurato passaggio per Schiattarella; la seconda nella ripresa, con Emerson che, dopo essersi fatto quasi tutto il campo palla al piede, si è incartato al limite dell'area bianconera, non calciando in porta e nè servendo i liberissimi Emeghara e Siligardi. E' qui che la partita ha avuto la sua svolta: pochi minuti dopo è arrivata infatti la rete di Llorente e dal possibile vantaggio ci siamo ritrovati ad essere sotto. E si sa, quando ti ritrovi ad andare in svantaggio contro queste squadre tutto si fa ancor più terribilmente difficile. La Juventus, da grande squadra quale è, a quel punto ha impacchettato la partita, gestendo il possesso palla e trovando anche la rete del definitivo 2-0.
C'è chi ha paragonato questa partita a quella giocata contro la Roma. Effettivamente le due sfide presentano delle analogie: in entrambe è arrivata una sconfitta per 2-0, in entrambe eravamo riusciti a chiudere il primo tempo sul punteggio di parità e anche il gol che ha sbloccato il match è arrivato quasi allo stesso minuto (al 64' contro la Roma e al 63' contro la Juventus). Tuttavia, malgrado questi elementi comuni di superficie, le due partite presentano sostanziali differenze: con la Roma assistemmo a un monologo giallorosso, con un Livorno sempre in balìa dell'avversario e mai capace di rendersi pericoloso; con la Juventus invece non c'è stata tutta questa sofferenza, con i bianconeri che hanno mantenuto uno sterile possesso palla senza mai rendersi veramente pericolosi dalle parti di Bardi e con gli amaranto che sono riusciti a portare anche qualche minaccia alla difesa ospite. E' evidente allora il percorso di maturazione che ha intrapreso questa squadra. 
Manca però qualcosa, e al momento la principale lacuna sembra essere costituita dalla scarsa concretezza del gioco offensivo: il Livorno è una squadra che propone una buona manovra, ma che spesso si arena nella giocata finale. Molte volte si ha anche l'impressione che si voglia quasi entrare in porta con il pallone tra i piedi, ritardando all'infinito il momento della conclusione. Ecco, qui ci vorrebbe un po' più di coraggio, tentando maggiormente il tiro anche da fuori area. 
Poi è chiaro che manca anche un po' di qualità nel reparto offensivo: Emeghara è risultato fino ad ora evanescente, Siligardi sta ancora cercando la forma migliore dopo il grave infortunio subìto e il solo Paulinho non può bastare a trascinare per tutta la stagione l'attacco amaranto.
A proposito del brasiliano, la sua assenza si è fatta sentire contro la Juventus: con gli spazi lasciati dalla difesa bianconera "Paulo" avrebbe trovato il suo territorio ideale. Siamo certi che con Paulinho in campo la partita sarebbe finita allo stesso modo? Probabilmente si, ma io non ne sono poi così sicuro...

Davide Lanzillo

15 novembre 2013

ESISTE SOLO IL LIVORNO

Non so voi, ma io è da qualche giorno che ho il voltastomaco.
Tra poco più di una settimana al Picchi arriverà la Juventus, godremo di uno stadio finalmente pieno e degno della serie A, ma c'è una enorme zona d'ombra: una buona fetta di pubblico sarà di fede bianconera. Si dirà: "vabbè ma questo è normale, avviene così da tutte le parti quando arriva una grande squadra, arrivano tifosi da diverse città vicine". Vero, infatti la presenza di tifosi juventini provenienti da città limitrofe era già messa in conto. Quello che fa rabbia è che ci saranno non pochi "livornesi" (faccio fatica a chiamarli tali) a tifare Juventus, schierandosi contro la squadra della propria città. C'è chi addirittura ha fatto il biglietto per il settore ospiti utilizzando la Triglia Card. Che vergogna.
Com'è possibile avere nel cuore dei colori che non siano quelli della tua città?! Cosa rappresenta la Juventus, l'Inter o il Milan per un livornese?! Sono domande a cui non riesco a dare una risposta, forse proprio perché una risposta non la hanno: questi non sono veri Livornesi, è solamente gente a cui piace vincere facile. Sarà forse un caso che tutti questi juventini siano ricomparsi adesso mentre dopo Calciopoli sembravano quasi spariti?! 
In giro mi è capitato di sentir dire: "mi importa una s**a del Livorno, io vengo per vedere la Juve". "Bravo", mi verrebbe da dire, "vantatene pure". Avrei voglia di "invitarlo" a non venirci proprio allo stadio, ma la cornice di democrazia in cui viviamo mi impedisce di farlo.
Voglio però almeno esortare quei tifosi juventini presenti sugli spalti popolati da chi ha solo il Livorno nel cuore a non abbandonarsi in esultanze troppo esibite in caso di rete della propria squadra: è una questione di rispetto per chi vi sta intorno.
Per quei "livornesi" che seguiranno la partita dal settore ospiti invece non c'è bisogno di parole: si definiscono da soli.

Davide Lanzillo  

10 novembre 2013

IL LIVORNO SPAVENTA L' INTER

Inter - Livorno. Prima della partita le aspettative non sono molte: sai di andare in casa di una delle squadre più forti del campionato e l'unica speranza è di non dover assistere ad una goleada. Quando la partita inizia le illusioni sono rinchiuse fra i più reconditi desideri.
Poi, però, i minuti passano e ti accorgi che non è poi così impossibile ottenere un risultato: il Livorno tiene bene il campo, l'Inter mantiene il possesso palla ma i pericoli per la porta amaranto sono zero. Il match è avaro di emozioni e per noi va benissimo così: metteremo la firma per novanta minuti di noia. La svolta però arriva nel modo che meno ti aspetti: Bardi compie un erroraccio su un cross innocuo di Jonathan gettandosi la palla in rete. Andare sotto a San Siro per un episodio del genere fa male.
Il Livorno comunque c'è ancora, è vivo e nel secondo tempo cerca anche di alzare il baricentro per mettere pressione alla difesa nerazzurra, con una buona manovra che però si arena negli ultimi venti metri. L'Inter non fa quasi niente, solo un paio di ripartenze che non mettono paura alla retroguardia amaranto, retroguardia in versione super con le ottime prestazioni di Emerson, Ceccherini e Valentini.
A questo punto lo spirito quasi rassegnato con cui avevi iniziato a seguire la partita non esiste più: la remota illusione di poter ottenere almeno un pareggio entra prepotentemente nella testa, spingendoti ad inseguire un'impresa. In fondo questa Inter non è quel mostro così terribile che credevamo e, soprattutto, il Livorno non è affatto intimorito ed in soggezione come potevamo attenderci.
Riusciamo a rimanere in partita fino alle sue fasi finali, mettendo in apprensione i giocatori nerazzurri: campioni ultramilionari come Samuel e Cambiasso si ritrovano addirittura a perdere tempo, spaventati dagli ultimi tentativi di Luci e compagni. Già questa è un'enorme soddisfazione. Poi nei minuti di recupero l'Inter riesce a trovare la rete del raddoppio, approfittando dei grandi spazi concessi da un Livorno sbilanciato alla ricerca del gol del pareggio.
E' l'ultimo flash di una serata strana: all'orgoglio di aver visto giocare il Livorno a testa alta alla Scala del calcio si mescola l'amarezza per una sconfitta dai contorni beffardi. E non sai quale delle due sensazioni è più forte.

Davide Lanzillo

4 novembre 2013

FINALMENTE LA VITTORIA!

Finalmente i tre punti. Quei fatidici tre punti che mancavano da ormai quasi due mesi, dal match casalingo contro il Catania. Una vittoria che ci strameritavamo: troppe le circostanze sfortunate e negative dell'ultimo periodo. Finalmente un po' di serenità, che ci permette di affrontare con un pizzico di spensieratezza il prossimo duo di partite quasi impossibili: Inter e Juventus.
La sfida con l'Atalanta ha infatti segnato il termine di quel mini-ciclo di quattro partite ritenuto da tutti fondamentale per le sorti del campionato del Livorno. Se guardiamo a quali erano le aspettative iniziali, che miravano alla conquista di almeno 7 punti, il bottino si è rivelato magro, con soli 4 punti portati ad arricchire la nostra classifica. Tuttavia, come già detto, c'è anche da sottolineare che gli episodi non sono mai stati molto benevoli nei confronti degli amaranto: le partite contro Sampdoria, Bologna e Torino sono state tutte, per un motivo o per l'altro, strane ed assurde, facendo sì che i punti arrivati siano stati meno rispetto a quelli che avremmo meritato per ciò che si è visto in campo.
E' proprio da questo dato che dobbiamo trarre fiducia per il proseguimento della stagione: il Livorno ha dimostrato di non essere inferiore a nessuna delle squadre che lottano per evitare la retrocessione, giocandosela sempre alla pari e a testa alta. Il traguardo della salvezza, considerato da molti una chimera alla vigilia del campionato, non appare più così irraggiungibile. Ci sarà da sudare e da soffrire, e questo è certo, ma il ruolo di vittima predestinata attribuitoci ad agosto dagli addetti ai lavori non ci appartiene.
Infine, tornando alla partita con l'Atalanta, ci piace concludere con il ricordo di Piermario Morosini di cui si sono rese protagoniste entrambe le tifoserie. Questa sarebbe stata infatti la partita del "Moro", per lui bergamasco di nascita che a Livorno aveva trovato una seconda casa, e i supporters nerazzurri lo hanno voluto ricordare esponendo sugli spalti del Picchi uno striscione con su scritto "Piermario non ti dimenticheremo mai".
Il coro "Morosini olé" che ha unito entrambe le tifoserie al termine del match stringe il cuore e fa rabbrividire: è l'emozione più forte della giornata.

Davide Lanzillo

Le due tifoserie unite nel ricordo di Piermario Morosini

31 ottobre 2013

IMPRESA SFIORATA: MA GIOCHIAMO SEMPRE CONTRO 12

Una partita pazzesca. Un'altalena di emozioni. Il solito arbitraggio osceno. Queste tre sole frasi bastano per descrivere la serata del Picchi. L'avvio è da incubo, con due reti incassate già dopo otto minuti di gioco: sembra che la notte delle streghe sia arrivata a Livorno con ventiquattro ore di anticipo. Poi però il vecchio cuore amaranto reagisce, eccome se reagisce: il Torino viene messo alle corde, viene assediato, l'Ardenza diventa una bolgia. Paulinho e Greco rimettono le cose a posto già nel primo tempo, insaccando in pochi minuti prima la rete dell' 1-2 e poi quella del pareggio.
La sensazione che si respira sugli spalti è che si possa anche vincere. Sembra un po' di rivivere la partita contro il Sassuolo dello scorso anno: anche allora dopo pochi giri di lancette eravamo già sotto di due reti, poi arrivò una rimonta incredibile, che portò il Livorno a ribaltare il risultato e a portare a casa una vittoria storica. Quella sensazione appare realizzarsi al 18' del secondo tempo: Emerson parte dalla propria metà campo, salta come birilli diversi avversari e lascia partire una bordata da oltre trenta metri che si insacca in rete. Un gol stratosferico.
A quel punto c'è solo da resistere agli ultimi disperati assalti dei granata. Bardi è però insuperabile e la vittoria sembra essere sempre più vicina, fino a quando a pochissimi minuti dal termine arriva il solito rigore contro: Cerci trasforma fissando il risultato sul definitivo 3-3 e pensa bene di esultare andando a zittire il pubblico amaranto della gradinata. Buon per lui che il pubblico livornese sia civilissimo: da altre parti gli sarebbe piovuto di tutto in testa. Come sarebbe piovuto di tutto addosso al direttore di gara Valeri, indegno di arbitrare partite così importanti. Non tanto per l'episodio del rigore che poteva starci (anche se qui devono mettersi d'accordo: è rigore sempre o non lo è; non che per alcuni lo è e per altri no), ma per la gestione complessiva di tutto il match.
Il primo tempo è allucinante: decisioni fantascientifiche, naturalmente tutte a favore del Torino (che non a caso si è presentato a Livorno dopo giorni interi di piagnistei), tra cui spicca l'assurda ammonizione per simulazione di Emeghara, con le parole del direttore sportivo Capozucca che rendono bene l'idea: "il giocatore era lanciato a rete ed è caduto. Ora, poiché non credo che il ragazzo faccia uso di stupefacenti, non capisco dove sia stata ravvisata la simulazione". Anche il secondo tempo non è privo di decisioni controverse, tra cui un'inventata punizione al limite dell'area a favore del Torino e la mancata espulsione di Cerci nel finale.
Un arbitraggio vergognoso. Ripetiamo, la decisione sul rigore poteva anche starci, ma l'impressione è che Valeri non aspettasse altro. Se lo stesso episodio fosse avvenuto in area granata siamo sicuri che sarebbe stato così lesto a fischiare?
Una squadra che lotta per la salvezza non può ritrovarsi a giocare sempre contro dodici. Verona, Sampdoria e Torino: nel giro delle ultime cinque giornate sono stati tre gli arbitraggi indegni. Adesso basta. Siamo stufi. Per fortuna che abbiamo una squadra con un grande cuore.

Davide Lanzillo

28 ottobre 2013

MOMENTO NO: SERVE UNA SVOLTA

Una sconfitta che fa male. Fa male perché è la quarta consecutiva, ma soprattutto perché è la seconda contro una diretta concorrente: il mini-ciclo di quattro partite che doveva costituire la svolta del campionato è iniziato nel peggior modo possibile. 
Va fatta a questo punto una riflessione, che fa emergere un lato positivo e uno negativo: il lato positivo è che sia la Sampdoria sia il Bologna non si sono affatto dimostrate squadre superiori al Livorno, rivelandosi ben poca cosa; il lato negativo è che nonostante ciò siamo usciti a mani vuote da entrambe le sfide.
Detto che la serie di sconfitte è frutto di situazioni anche sfortunate (solo a Napoli la sconfitta è arrivata in maniera chiara e meritata), va detto anche che una serie così negativa non può arrivare per puro caso: è necessario quindi analizzare i limiti che stanno pian piano cominciando ad emergere.
Mentre il reparto difensivo, malgrado alcune grossolane ingenuità, offre complessivamente buone garanzie, la fase offensiva e realizzativa inizia e destare qualche preoccupazione: 9 reti sono poche, soprattutto se si considera che 4 di esse sono arrivate in una volta sola, nella vittoriosa trasferta di Reggio Emilia contro il Sassuolo. Gettare la croce addosso agli attaccanti sembra però ingeneroso ed ingiusto: vero è che Paulinho ed Emeghara non stanno attraversando un momento particolarmente brillante, ma è altrettanto vero che raramente vengono messi dalla squadra in condizione di presentarsi davanti alla porta. E' proprio questa che si presenta come una delle lacune più pesanti da cui è afflitto il Livorno: manca quel centrocampista in grado di creare superiorità numerica e di servire adeguatamente le punte, limite accentuato nella trasferta di Bologna dall'assenza di Greco, l'unico in rosa con queste caratteristiche.
Altra lacuna è quella che ormai tutti hanno notato: la fascia sinistra. Mbaye è un giovanissimo dalle enormi potenzialità, bravo in chiave difensiva ma che si rivela nullo quando serve spingere. Discorso analogo può essere fatto per Lambrughi, che è più un difensore che un vero e proprio esterno. L'unico con le caratteristiche più idonee è Gemiti, un giocatore abile ad arrivare sul fondo e dal piede ben educato. Tuttavia è letteralmente sparito: Nicola, dopo averlo schierato titolare nelle prime due giornate di campionato, lo ha ormai messo in naftalina. Forse sarebbe giusto un suo rilancio.
Tutte queste osservazioni non devono però trarre in inganno: l'ottimismo e la fiducia rimangono. Limiti e difetti li presentano anche le altre dirette avversarie: d'altra parte ci sarà un motivo se ci sono squadre che lottano per lo scudetto ed altre per la salvezza...
A questo punto, però, diventa quasi proibito sbagliare nei prossimi due impegni casalinghi consecutivi, con il pubblico che dovrà fare la sua parte, rendendo difficile la vita agli avversari in ogni fase della partita. Che sarebbe stato un anno difficile e di sofferenza lo sapevamo già, quindi chi ha intenzione di mugugnare può restarsene tranquillamente sul divano di casa. Adesso l'imperativo è uno soltanto: lottare.


Davide Lanzillo


21 ottobre 2013

BEFFA ASSURDA

Che beffa. Già il pareggio sarebbe potuto andare stretto al Livorno, figuriamoci quanto può far rodere questa sconfitta, arrivata fra l'altro in maniera a dir poco rocambolesca. Purtroppo sono state pagate a caro prezzo due enormi ingenuità, che hanno provocato i calci di rigore poi trasformati dai doriani. Una squadra, la Sampdoria, apparsa molto modesta, con un gioco pressoché inguardabile, che soltanto una volta è riuscita a rendersi pericolosa dalle parti di Bardi. Il Livorno da parte sua non ha saputo però concretizzare la superiorità emersa nell'arco del match, non sfruttando a dovere le occasioni avute e non ricevendo alcun aiuto dalla dea bendata (clamorosa la traversa di Greco). 
Il pareggio era comunque arrivato, pareggio siglato dal ritrovato Siligardi che al 92' aveva fatto esplodere di euforia l'Armando Picchi. Euforia che ha contagiato gli stessi giocatori in campo, i quali hanno cercato di raggiungere la vittoria non accontentandosi del pareggio raggiunto in extremis, favorendo però così le ripartenze negli spazi della squadra blucerchiata. Ed è così che è arrivata la beffa, con un rigore assurdo arrivato al sesto minuto oltre il novantesimo: l'euforia si è trasformata allora in silenzio. 
La domanda del giorno quindi non può essere che una: è stato giusto cercare disperatamente la vittoria dopo aver raggiunto il pareggio nel recupero oppure sarebbe stato meglio accontentarsi del pareggio? Visto come è andata a finire, la risposta potrebbe risultare ovvia, ma altrettanto vero è che a quest'ora staremmo parlando di impresa se Siligardi avesse realizzato anche la seconda rete. Ci possiamo rendere conto così che una risposta è troppo viziata dall'esito finale, anche se una riflessione è comunque possibile farla: in scontri diretti per la salvezza un pari a volte va preso e tenuto stretto, non tanto per il punto in sè, ma per evitare che tre punti finiscano in mano di squadre concorrenti. Il gioco è semplice: con un pareggio noi saremmo saliti a quota 9, che non fa poi moltissima differenza dall'essere ancora a 8; quello che pesa invece è che adesso ci ritroviamo anche la Sampdoria addosso a quota 6, mentre sarebbe potuta rimanere ancora a distanza di sicurezza con 4 punti.
Questi naturalmente sono puri calcoli matematici a mente fredda, che non tengono conto dell'emotività del momento, della generosità di questi ragazzi che cercano di ottenere sempre il massimo per la propria gente, ma che giocoforza vanno fatti, rivolgendoli sì alla squadra, ma anche alla tifoseria. A chi scrive, infatti, non è piaciuto l'atteggiamento con cui è stato presentato da alcuni il match nei giorni precedenti la sfida, parlando di partita che doveva essere vinta per forza, a tutti i costi. Mettere una pressione così forte pare fuori luogo e controproducente, visto che il campionato è ancora nelle sue fasi iniziali e che la situazione di classifica era (e rimane ancora) buona. Semmai certe partite bisogna provare a vincerle, senza dipingere scenari apocalittici se la vittoria non arriva: solo con la giusta tranquillità l'obiettivo della salvezza potrà essere raggiunto. E' con questo spirito che dobbiamo affrontare anche l'imminente trasferta di Bologna: il Livorno ha le potenzialità per riuscire ad ottenere anche il bottino pieno, ma un pareggino voi lo buttereste via? Io no. Per niente. 

Davide Lanzillo

7 ottobre 2013

Napoli troppo forte per gli amaranto

Una sconfitta netta, che sapevamo sarebbe potuta arrivare. Troppo ampio il divario tecnico tra le due squadre: al Livorno non è bastato essere combattivo per arginare i campioni ultramilionari del Napoli. Peccato, perché gli amaranto, nonostante il pesante passivo, non hanno sfigurato, soprattutto nel primo tempo, nel quale Bardi, dopo tante prestazioni super, è stato triste protagonista, regalando di fatto la rete del 2-0 ai partenopei. Primo tempo in cui anche un pizzico di sfortuna si è opposta ai tentativi del Livorno, con un incrocio dei pali colpito da una spettacolare conclusione al volo di Emeghara. Nella ripresa, poi, il Napoli è riuscito a dilagare, grazie all'enorme qualità dei suoi giocatori d'attacco.
Questo 4-0 non deve lasciare però scorie sulle spalle della squadra di Nicola: sapevamo già fin dalla vigilia di questo campionato che scoppole del genere prima o poi sarebbero inevitabilmente arrivate. Basta ricordarsi degli obiettivi: il Livorno deve puntare alla salvezza e, in quest'ottica, perdere in casa di una delle favorite per lo scudetto può tranquillamente starci, non costituendo certo un disonore. Anzi, va sottolineato come la squadra non abbia smarrito la propria identità neanche al cospetto di un avversario così forte: ha cercato di costruire gioco, rimanendo compatta e restando in partita fino al fischio finale. Non si è mai visto un Livorno rassegnato ed in bambola, in piena balìa degli avversari. Da qui bisogna ripartire, per affrontare quelle che costituiscono le partite veramente importanti per le sorti del nostro campionato. Dopo la sosta affronteremo infatti in rapida successione Sampdoria, Bologna, Torino e Atalanta: saranno queste le sfide in cui il risultato conterà davvero, saranno questi scontri ad essere determinanti per la nostra classifica. Classifica che, malgrado le due sconfitte consecutive, continua a sorriderci, con il terzultimo posto distante ancora cinque lunghezze: motivo in più per giocarci i prossimi match con la giusta serenità.

Davide Lanzillo

30 settembre 2013

TOMMASI INDECENTE

CHE SCHIFO. Tanto ormai è così: per un motivo o per l'altro quando il Livorno incrocia il Verona accadono sempre cose vergognose. Già la scelta dell'arbitro designato per dirigere la sfida del Bentegodi era stata cervellotica: Tommasi. Ma stiamo scherzando?! Quale mente contorta poteva scegliere di riaffidare Verona - Livorno allo stesso direttore di gara che solo pochi mesi prima ne aveva combinate di cotte e di crude nella precedente sfida tra le due squadre?! Cotte e di crude che naturalmente avevano  avuto sempre un costante beneficiato (il Verona) e una tartassata vittima (il Livorno).
CHE VERGOGNA. E poi c'è chi parla di buonafede: siamo matti?! Quel che ha combinato il signor Tommasi è programmato e fazioso: com'è possibile sbagliare sempre tutto a favore di una squadra e a danno di un'altra se si è in buonafede?! Questo elemento meriterebbe di non mettere più piede su un campo di calcio: è un indegno. C'è un episodio che dimostra assai chiaramente come Tommasi abbia sbagliato volutamente: nel secondo tempo Hallfredsson, già ammonito, compie un'entrata-killer su Schiattarella; Tommasi sembra già pronto ad estrarre il secondo cartellino giallo ai danni del veronese, salvo poi tornare sui suoi passi quando si accorge che il giocatore era già stato ammonito.
NAUSEANTE. Non contento questo "arbitro" si inventa di sana pianta un rigore contro il Livorno, rigore che in tutta Italia soltanto lui ha visto (come fortunatamente evidenziato anche da tutte le emittenti televisive nazionali).
IMBARAZZANTE. E questi sono solo i due episodi maggiori di una direzione di gara chirurgica, in cui è stato concesso pressoché tutto ai giocatori del Verona, liberi di stendere ripetutamente i calciatoti amaranto sicuri dell'impunità.
INDECENTE. Come si fa ad accettare una sconfitta del genere?! Come si fa a non alzare la voce di fronte a questi episodi?! Sono vere e proprie violenze che si compiono verso chi ama questo sport. Fa incavolare da matti perdere una partita solo perché un signore vestito in giallo che corre per il campo ha deciso già come indirizzarne le sorti. Anche perché il Livorno altrimenti questa partita non l'avrebbe mai persa: ha dominato il primo tempo, in cui il Verona è rimasto in piedi solamente grazie alle prodigiose parate del suo portiere; avrebbe dovuto giocare tutta la ripresa con un uomo in più, potendo arrivare tranquillamente alla conquista dell'intera posta in palio. E invece ti ritrovi a perdere contro una squadra che sicuramente ha dei valori, ma di certo, per ciò che si è visto in campo, non superiori a quelli degli amaranto; ti ritrovi a perdere contro una squadra che in attacco ha un grande atleta come Luca Toni, che però ha smesso ormai da tempo con il calcio per dedicarsi a tempo pieno alla sua vecchia passione: i tuffi liberi.
Grazie signor Tommasi.

Davide Lanzillo

26 settembre 2013

Il Livorno non cede

Tanta, tantissima sofferenza. Troppa? Forse, ma la serie A è questa. Scordiamoci partite dominate dall'inizio alla fine come poteva accadere tra i cadetti: in A qualsiasi partita ci farà sudare, l'importante però sarà saper soffrire, proprio come avvenuto con il Cagliari. Strappare un punto in partite come queste è oro colato, nonché un messaggio forte mandato a tutte le nostre avversarie: per batterci dovrete faticare, e neanche poco. 
Segno evidente della solidità amaranto è costituito dal numero dei gol subiti: appena 4 in cinque partite, dato che mette il Livorno sullo stesso livello di Napoli e Juventus, dietro solamente a Roma e Inter. Paradossalmente la squadra di Nicola sembra subire meno in serie A rispetto a ciò che accadeva lo scorso anno in B. Merito senza dubbio di qualche nuovo innesto, ma soprattutto del lavoro dello stesso Nicola, che ha saputo adattarsi immediatamente alla nuova realtà apportando accurate modifiche nel suo sistema di gioco. Emblematico è a riguardo il confronto con un'altra delle neopromosse, il Sassuolo: i neroverdi hanno deciso di affrontare la serie A allo stesso modo con cui hanno affrontato la serie B, giocando le partite troppo a viso aperto e senza attuare accorgimenti difensivi più oculati. Il frutto di questa scelta si traduce in appena un punto in cinque giornate, con la bellezza di 16 reti subite. 
Naturalmente siamo solo a inizio stagione e tutto può cambiare nell'arco di breve tempo. Tuttavia il Livorno attuale fa ben sperare, forte di questi numeri e, soprattutto, di un gruppo coeso che non abbandona mai la battaglia e che anzi sembra unirsi ancor di più nelle difficoltà. E' questo spirito che sta facendo del Livorno una squadra rognosa per tutti; è questo atteggiamento che ha permesso di conquistare punti contro avversari che, sulla carta, sono superiori agli amaranto, come Catania, Genoa e Cagliari. 
Adesso ci aspettano due impegni consecutivi in trasferta, di cui uno molto difficile (a Verona) e uno pressoché proibitivo (a Napoli). Se tra queste due sfide arrivasse un punto sarebbe già un buon risultato, ma chissà, magari questo Livorno vuole stupirci ancora...

Davide Lanzillo

22 settembre 2013

Ancora un bel Livorno!

Bel pari e un punto prezioso per la classifica. Anzi, fino al 70' il pareggio andava anche stretto al Livorno, con due buonissime occasioni da rete  non sfruttate ed un gol annullato per un fuorigioco che, seppur non di molto, c'era. Poi nel finale è arrivata un po' di sofferenza, complice anche un vistoso ed inevitabile calo fisico di alcuni amaranto, ma è stato super-Bardi a sventare una ingiustissima beffa nei minuti di recupero.
Un pari che conferma quanto di buono ha fatto vedere il Livorno fino adesso: una squadra solida, compatta, in cui ognuno sa perfettamente cosa fare e nella quale spiccano alcune individualità importanti (Bardi, Paulinho, Greco, Coda, giusto per fare qualche nome). Insomma, una squadra che non parte mai sconfitta in partenza e che dà sempre la sensazione di poter creare qualche preoccupazione alle difese avversarie ogni qualvolta si proietta in avanti. Una squadra ben al di sopra di ogni più rosea previsione, che sta stupendo anche il tifoso più ottimista: 7 punti in quattro partite erano qualcosa di inimmaginabile al via del campionato. Di questo va dato atto anche alla società, spesso criticata ma che stavolta ha saputo muoversi bene sul mercato, anche se con un po' di ritardo.
Coda, Biagianti, Rinaudo, Emeghara, Greco: sono tutti giocatori che hanno dato quello che mancava alla rosa del Livorno, facendole compiere un indiscusso salto di qualità. Senza dimenticare delle giovani promesse che militano in questa squadra: Bardi e Ceccherini sono due classe '92, Duncan è un '93, Mbaye addirittura un '94. Eppure tutti loro hanno già saputo conquistarsi uno spazio importante in un campionato come quello di serie A che spesso non sa aspettare i giovani, in cui se non hai almeno 23-24 anni difficilmente vieni preso sul serio. Il Livorno sta rompendo anche questo tabù: una squadra giovane affiancata da alcuni uomini di esperienza può fare bene anche in serie A, arrivando perfino a stupire. E non è un caso che il Livorno sia la vera sorpresa di questo inizio di stagione.

Davide Lanzillo

16 settembre 2013

Disfattisti delusi: il Livorno c'è!

Ci dicevano che potevamo considerarci già retrocessi. Ci dicevano che avremmo fatto la fine del Pescara dello scorso anno, preso puntualmente a pallonate ogni domenica. 
Quanti processi si sentivano dopo la prima partita contro la Roma, quante condanne pronunciate con troppa fretta e con un pizzico di arroganza. "Ma dove vuoi che vada il Livorno...a dicembre è gia bello che retrocesso", i commenti che si sentivano in giro, soprattutto da quei livornesi che il cuore non lo hanno amaranto ma bianconero, nerazzurro o rossonero. Ma questo è il bello del calcio: a volte ti permette delle sane e benefiche rivincite. Naturalmente non è tempo per fare trionfalismi, che suonerebbero alquanto prematuri. Nessuno vuole stare qui a sostenere che il Livorno è diventato improvvisamente da Europa League, e neanche nessuno osa affermare che ci salveremo sicuramente. Però una cosa possiamo dirla con assoluta certezza: lotteremo fino alla fine per mantenere un posto nell'élite del calcio, con una squadra che sputerà sangue in ogni match e che potrà giocarsela alla pari con un discreto numero di avversari.
Non saremo già retrocessi a dicembre, non arriveremo ultimi "strascicati" come avvenuto nelle ultime due apparizioni in serie A: ce la giocheremo. Vi sembra poco?! A noi no, per niente. Anche perché in campo c'è chi ormai la maglia amaranto la sente sua. Pensate a Luci, a Paulinho, a Schiattarella, ma anche a Belingheri e Lambrughi: tutta gente che nel giro di pochi mesi si è trovata da essere ad un passo dalla Lega Pro ad arrivare alla serie A. E adesso guardate l'impegno che mettono per difendere questa categoria, la serietà con cui si allenano per tutta la settimana, la spinta che dà chi si trova in panchina per trascinare i suoi compagni in campo.
Non solo la classe di Paulinho, non solo i polmoni di Schiattarella, non solo la velocità di Emeghara, non solo la tecnica di Greco: abbiamo un gruppo vero. Ed è la cosa più importante.

Davide Lanzillo

2 settembre 2013

Boia dé: che Livorno!

Ma è tutto vero?! Siamo sicuri che non sia un sogno?! Quattro gol in trasferta in serie A: pazzesco! Un Livorno super. I nuovi acquisti subito decisivi. Un segnale forte per tutte le concorrenti alla salvezza. Un messaggio chiaro a chi già dava per spacciato questo Livorno solo dopo una partita: il Livorno c'è, è pronto per giocarsela alla pari con altre 
sei - sette squadre.
Emeghara e Biagianti si sono dimostrati subito determinanti per far compiere un salto di qualità alla squadra. Anche il resto del gruppo si è dimostrato più sicuro rispetto all'esordio con la Roma: via i timori e via le paure, si è rivisto il vecchio Livorno, quello che vuole proporre gioco, quello che vuole attaccare per fare male agli avversari.
Chi ci dava per finiti ancor prima di cominciare sarà costretto a fare un passo indietro. Non tanto per la vittoria in sé, ma per il modo in cui è arrivata: una prestazione maiuscola, determinata, di personalità. Una prova di forza. 
Naturalmente stavolta l'avversario non aveva la stessa caratura della Roma, ma è proprio in queste partite che si costruirà il campionato del Livorno: non contro Juventus, Milan o Napoli, ma contro Chievo, Atalanta, Bologna, Cagliari, Verona. I punti salvezza passeranno da queste sfide, e saranno punti che varranno doppio. 
Il campionato adesso osserverà una settimana di sosta: noi nel frattempo gustiamoci questo ritrovato Livorno, divoriamo con gli occhi questa classifica che provoca un immenso piacere ogni volta che la si guarda, anche se siamo solo all'inizio. Godiamoci questa meravigliosa sensazione di poter stare nel calcio che conta senza ricoprire soltanto il ruolo di piccola e un po' sfigata comparsa. Siamo tornati e faremo di tutto per rimanerci: sarà dura, durissima, ma non impossibile.


Davide Lanzillo



27 agosto 2013

Un K.O. in attesa di rinforzi...

Questa è la serie A: un campionato duro, difficile, spietato, in cui puoi anche difendere con le unghie e con i denti uno zero a zero contro una squadra nettamente più forte di te, ma poi basta un attimo, una giocata per andare sotto e non alzarti più. E magari quella giocata arriva proprio nel tuo momento migliore, quando la sofferenza si sta facendo più lieve ed inizi ad accarezzare l'idea di poter far del male ai tuoi avversari.
Questo è successo contro la Roma: una grande sofferenza, un avvio timido, ma anche una difesa ben concentrata e attenta a non lasciare troppi spazi ai campioni giallorossi.
Per più di un'ora il muro amaranto era riuscito a reggere: qualche super intervento di Bardi e un pizzico di fortuna avevano contribuito a tenere inchiodato il risultato sul pareggio. Poi, proprio quando gli amaranto sembravano togliersi di dosso l'emozione del debutto, ecco il gran gol di De Rossi, il colpo del fuoriclasse. Passano poco più di due minuti e Florenzi approfitta del momento di sbandamento generale per insaccare anche la seconda rete. A quel punto la partita è finita: troppa la differenza di valori in campo, ancora troppo acerbo questo Livorno per poter creare grossi grattacapi a Totti e compagni. Purtroppo è così.
Abbiamo imparato a conoscere il cuore e il carattere di questo gruppo, ma in serie A non basta: serve personalità, serve esperienza, servono giocatori abituati a calcare questi palcoscenici. In altre parole: servono rinforzi veri.
Già nella serata di domenica abbiamo potuto constatare la difficoltà micidiale di questo torneo: è necessario affrontarlo con la giusta rosa, con i dovuti aggiustamenti, consapevoli che sarà comunque durissima. Ma almeno saremo pronti a giocarcela. 

Davide Lanzillo

18 agosto 2013

Coppa Italia amara: Livorno già fuori

Punto uno: non è il caso di fare tragedie e dipingere panorami catastrofici, come già qualcuno sta iniziando a fare.
Punto due: è evidente che a questa squadra serve qualche rinforzo di valore, in grado di far compiere un salto di qualità. 
Punto tre: mettiamoci già in testa che questa sarà una stagione di sofferenza, in cui inevitabilmente le sconfitte saranno più numerose delle vittorie; il nostro obiettivo è raggiungere il quartultimo posto, non lottare per l'Europa. 
Premesso tutto questo, è chiaro che perdere non fa mai piacere, nonostante la Coppa Italia abbia smarrito ormai da tempo qualsiasi fascino. Non fa piacere anche perché di fronte c'era il Siena, squadra non proprio simpatica da queste parti, squadra che risulta sempre indigesta ai colori amaranto. La sconfitta, comunque, non rappresenta lo specchio fedele di quanto visto sul terreno di gioco: il risultato sarebbe potuto essere ben diverso se Paulinho non avesse fallito almeno due comode occasioni da rete e se la traversa non si fosse opposta ad una punizione calciata dallo stesso brasiliano. Non che la prestazione sia stata scintillante (anche perché con il caldo che aleggiava sul Picchi sarebbe stato impossibile), ma è stata quanto meno ordinata e propositiva, con la stessa voglia di giocare che ha caratterizzato il Livorno 2012/2013. 
La sconfitta ha però almeno il merito di far drizzare le antenne in società: servono rinforzi e non c'è più tempo per attendere. Dove servono i rinforzi? Beh, un po' in tutti i reparti. La dirigenza sembra esserne consapevole, dando la caccia a un difensore, a due centrocampisti e a due attaccanti. Quello che stupisce, però, è che sembra non esserci una particolare attenzione nella ricerca di un esterno sinistro: Gemiti e Lambrughi sono due buoni giocatori e due professionisti esemplari, ma siamo sicuri che siano in grado da soli di reggere l'urto della serie A?!
Restano soltanto due settimane di tempo per completare la rosa della squadra: adesso la società deve dare prova di serietà e di impegno, per far sì che le critiche di una parte della tifoseria non diventino le critiche di tutti.

Davide Lanzillo

14 agosto 2013

Mercato: è tempo di agire

Mancano undici giorni al via del prossimo campionato di serie A. Tra soli undici giorni al Picchi arriverà la Roma di Totti e De Rossi, ma il mercato in casa amaranto ha regalato fino adesso ben poco. Dei famigerati 4/5 rinforzi di categoria richiesti da mister Nicola ne è arrivato per il momento soltanto uno, quel Leandro Greco che proprio in maglia giallorossa è cresciuto.
La tifoseria è stata fino ad oggi paziente, riconoscendo alla società il merito di aver mantenuto l'ossatura del gruppo della scorsa stagione e lasciandola libera di muoversi nei meandri del calciomercato senza troppe pressioni. Merito della dirigenza è senza dubbio quello di non cedere a valutazioni ed ingaggi gonfiati ad arte da procuratori mai sazi e sempre più avidi, dimostrando intelligenza e pazienza. Adesso però non c'è più tempo per aspettare: serve agire. 
L'entusiasmo della tifoseria, ed in particolare quello della sua parte più calda, è stato evidente anche nel corso della festa tenutasi sabato scorso: vogliamo forse spengere questo fuoco? No, non avrebbe senso. Sarebbe una rimessa per tutti, in primis proprio per il patron Aldo Spinelli, il quale sa perfettamente cosa significhi in termini economici vivere in serie A. 
La serie A però è una brutta bestia, un campionato spietato, in particolar modo quest'anno: basta dare un'occhiata all'elenco delle squadre al via per rendersi conto della sua difficoltà. Per questo servono i dovuti rinforzi, consapevoli comunque che la salvezza sarà un traguardo durissimo da raggiungere, ma consci almeno di potercela giocare ad armi pari. Nessuno pretende un Livorno da Europa League, ma neanche vogliamo assistere a retrocessioni già scritte a febbraio come avvenuto nelle ultime due apparizioni nella massima serie.
Alla società lanciamo quindi un appello: dateci una squadra all'altezza.
A rendere il Picchi un fortino invalicabile, poi, ci penseremo noi.

Davide Lanzillo

30 luglio 2013

Debutto di fuoco: Livorno - Roma

Livorno - Roma. Non c'è che dire, un debutto duro, ma tremendamente affascinante. D'altra parte noi livornesi non amiamo le cose semplici. Più di qualcuno sarebbe rimasto deluso se alla prima giornata fosse arrivato un anonimo Livorno - Atalanta, sfida senza dubbio più abbordabile sulla carta, ma priva di quel sapore intrigante senza il quale non sapremmo vivere: fare la "guerra" ai grandi.
E la sorte sembra conoscere bene la nostra indole un po' piratesca e ribelle: basta ricordarsi di quel Milan - Livorno del 2004, che segnava lo storico ritorno in serie A dopo 55 lunghissimi anni. Allora lo scherzetto ai campioni rossoneri riuscì perfettamente, scrivendo una delle più belle pagine della storia dei colori amaranto. 
Adesso, nove anni dopo, analogie sembrano ripresentarsi: dopo tre stagioni di purgatorio le porte del Paradiso si sono aperte nuovamente, grazie ad una squadra che ha saputo far innamorare una città, riportando quell'entusiasmo e quel senso di appartenenza che si respiravano in quegli anni magici. Niente a che vedere con il clima che caratterizzò il ritorno in serie A del 2009, con una stagione che iniziò tra le polemiche e le indifferenze, preludio del triste epilogo finale. 
Oggi sembra essere tornati indietro di un decennio: in campo non ci sono più i vari Protti, Lucarelli, Balleri, Doga, ma il loro spirito guerriero ha trovato degni eredi in Luci, Dionisi, Paulinho, Emerson, Schiattarella, Mazzoni. Allora era nato un ciclo che culminò con la storica partecipazione alla coppa UEFA, adesso la sensazione è che un altro stia germogliando. 
A noi tifosi e alla società il compito di non intaccare questa atmosfera di ritrovata baldanza e fierezza: solo così potremo rivivere ancora pomeriggi e notti magiche. Magari chissà, proprio a partire da quel Livorno - Roma...

Davide Lanzillo

3 giugno 2013

Una promozione strameritatA!

Una promozione che più meritata di così non si può. Una cavalcata trionfale, un percorso tortuoso affrontato contro tutto e contro tutti per tornare nell'olimpo del calcio. 
Dopo la delusione di Modena il rischio di un crollo psicologico era una minaccia più che concreta: una squadra qualsiasi avrebbe mollato gli ormeggi, avrebbe alzato il piede dall'acceleratore dopo aver visto sfumare le porte della serie A in maniera così cruenta. Ma questa non è una squadra qualsiasi, questa non ha un allenatore qualsiasi, questo non è un gruppo di giocatori qualsiasi.
Neppure il tempo di smaltire la botta patita con il Sassuolo che si sono ritrovati catapultati in campo, a giocarsi la promozione contro squadre che in alcuni momenti della stagione si sono ritrovate addirittura a lottare per non retrocedere. Assurdo. Assurdo giocarsi tutto in appena dieci giorni dopo aver dominato un campionato per nove mesi. Eppure questi ragazzi hanno trovato la forza per non scomporsi, per risalire in sella e cominciare a pedalare di nuovo, con una carica ancora maggiore. 
Hanno dovuto affrontare difficoltà incredibili: tre volte in svantaggio nelle prime tre partite dei play-off e tre volte hanno saputo recuperare. Fantastici. Un'anima che non muore mai
Colpo su colpo hanno sempre risposto, anche quando i media nazionali hanno iniziato a darci per bolliti, anche quando è iniziata una vera e propria propaganda pro-Empoli su tutte le emittenti e i quotidiani sportivi.
Il "grande" Empoli del "fenomeno" Saponara esce da Livorno con le ossa rotte, asfaltato da una squadra che avrebbe potuto anche accontentarsi del pareggio ma che ha deciso di andare a conquistarsi la vittoria, per ribadire e dimostrare ancora una volta chi è il più forte. Un finale perfetto, un finale che non avrebbe potuto essere perfetto.

Davide Lanzillo


LE FAVOLE ESISTONO...

Più che un sogno: questa è una favola. Provate a fermarvi a pensare...
Poco più di un anno fa ci lasciava il nostro Piermario...la squadra era distrutta, le lacrime dei suoi compagni di squadra si mescolavano a quelle di noi tifosi...per quei ragazzi che con lui vivevano fianco a fianco nella quotidianità andare avanti era divenuto pressoché impossibile...quegli sguardi distrutti avrebbero voluto regalare il mondo per quella maglia numero 25, ma la volontà non basta quando hai la morte nel cuore...
E così quel campionato si avviò verso la conclusione tra mille sofferenze, con una salvezza arrivata solo all'ultima giornata, dopo aver visto da vicino l'inferno della retrocessione...
Pochi mesi dopo quegli stessi ragazzi si sono ritrovati, si sono guardati negli occhi e si sono detti che la memoria del Moro meritava qualcosa in più...il dolore non è cessato di esistere, ma è riuscito a trasformarsi in una spinta che è difficile da spiegare e da comprendere...
Negli occhi tristi di quei ragazzi si è accesa una luce: in campo per loro non c'era più niente da perdere, niente cui temere...dopo aver visto andarsene sotto i loro occhi uno di loro, una partita di calcio non poteva fare più paura...
Giorno dopo giorno sono riusciti a costruire qualcosa di magico, qualcosa che solo nelle favole esiste...quegli stessi ragazzi che dodici mesi fa riuscivano a stento ad evitare la retrocessione oggi sono là a festeggiare un'impresa incredibile: una storica promozione in serie A...
Una promozione che probabilmente non sarebbe mai arrivata senza il tragico destino del Moro, una promozione che è tutta per lui.
Hai visto Piermario? I tuoi compagni non hanno smesso di combattere per te.

Davide Lanzillo

30 maggio 2013

E ADESSO L'ULTIMO SFORZO!

Ah bene...che goduria! Un pareggio strameritato, maturato con un secondo tempo sontuoso, alla faccia di chi ci dava per bolliti. Ragazzi siamo forti. Anche stavolta abbiamo sbagliato l'approccio alla gara, con forse troppo timore, ma alla distanza siamo venuti fuori eccome. E peccato perché c'è stata anche la sensazione di poter portare a casa la vittoria, ma in fondo il pareggio è forse il risultato più giusto. 
Adesso ci giochiamo tutto al Picchi: dobbiamo mangiarli vivi; dobbiamo annientarli; dobbiamo metterli paura ogni volta che toccano il pallone. Ci vuole la vecchia cara bolgia del Picchi, quella che elimina ogni velleità agli avversari: domenica dobbiamo essere 20'000 contro 11. Questa squadra se lo merita più di altre: ha un carattere mai domo, ha un cuore infinito. Non molla mai. Anche quando sembra che stia per crollare risorge sempre, ancora più forte di prima. GRAZIE RAGAZZI. Vi ringraziamo prima di sapere l'esito finale di questo campionato, perché è giusto e doveroso farlo: ci avete regalato una stagione semplicemente fantastica, indescrivibile, colma di emozioni che pensavamo di non poter più provare. Allo stadio siamo tornati a divertirci, siamo tornati a sentirci fieri di chi in campo rappresenta la nostra maglia e la nostra città, di chi la indossa onorandola con tutte le sue forze, nelle vittorie come nelle sconfitte.
Adesso manca solo un ultimo sforzo, per coronare quello che vi siete conquistati e che vi meritate. E se non dovesse andare come tutti noi ci auguriamo, pazienza: saremo ancora in prima fila ad applaudirvi e a ringraziarvi. SIAMO FIERI DI VOI.

Davide Lanzillo


27 maggio 2013

E' FINALE!

Mammamia che sofferenza. Da sentirsi male. E chi se l'aspettava una partita così tirata?! Il fragile e volubile Brescia visto in precedenti occasioni si è trasformato improvvisamente in una belva inferocita, capace di metterci alle corde nel corso del primo tempo e di pungerci nella ripresa quando ormai la sua spinta sembrava svanita. 
Minuti di vero e proprio terrore sono stati quelli trascorsi dalla rete di Corvia al pareggio del solito Paulinho. Dieci minuti in cui il mondo ci stava crollando addosso: uscire dai play-off dopo aver disputato un campionato del genere e per di più contro una squadra che ha totalizzato ben 18 punti meno di noi no, non era possibile. E infatti per una volta c'è stata giustizia: quello che la sfortuna ci ha tolto in un paio di occasioni (vedi la traversa colpita da Paulinho e il palo di Emerson) ce lo ha restituito in occasione della punizione vincente che è valsa il passaggio del turno, con la decisiva deviazione della barriera che ha messo fuori gioco Arcari.
E adesso sotto con l'Empoli: andiamoci a prendere quello che ci spetta. Già, perché spetta a noi coronare il sogno. A più riprese si sentono provenire voci da Empoli che sostengono che siano loro a meritarsi la promozione, in quanto evidenziano come dalla decima giornata in poi siano loro la squadra ad aver fatto meglio. Mah... Forse si scordano che il campionato è fatto di 42 giornate e non di 32, che i punti valgono a settembre come a maggio, che se hanno avuto un inizio di stagione orrendo è stato solo per demerito loro. 
Si dirà: "ma a inizio campionato avevano un sacco di infortunati". Vero, ma gli infortuni nell'arco di una stagione così lunga capitano a tutti. E allora cosa dovremmo dire noi che è da marzo che giochiamo con quello che era stato universalmente riconosciuto come il giocatore più forte della serie B? Eppure anche senza Siligardi abbiamo continuato ad andare avanti, a giocarcela fino in fondo, sfiorando addirittura la promozione diretta. 
Infine vorremmo manifestare la nostra più sincera vicinanza alla famiglia del giovane supporter bresciano deceduto nel tragico incidente avvenuto poco prima dell'alba: perchè la morte non ha colori.


Davide Lanzillo

23 maggio 2013

BUONA LA PRIMA!

E la prima è andata. Un pareggio preziosissimo che ci consente di avere a disposizione due risultati su tre anche nella partita di ritorno. Un importante passo verso la finale è stato compiuto, ma guai ad abbassare la guardia. E' vero che nel match del Rigamonti i 18 punti di differenza tra le due squadre si sono visti tutti, soprattutto nella ripresa, ma lasciar cadere il livello della concentrazione potrebbe rendere le cose più complicate del previsto. Squadra e tifosi devono affrontare la partita con il Brescia allo stesso identico modo di come venne vissuta appena due settimane fa: con quello stesso entusiasmo travolgente, con quella stessa determinazione feroce, con quella stessa voglia di far sentire sconfitti i lombardi fin dal loro ingresso in campo per il riscaldamento. Ci rivuole quello stesso stadio, anzi, se possibile un pubblico ancor più numeroso: perché se dopo la sconfitta di Modena avevamo a disposizione un altro treno, adesso dopo questo non ne passeranno più. Perciò saliamoci, visto che sarebbe un peccato enorme non coronare questo fantastico cammino, visto che nessuno più di noi (come dimostra chiaramente la classifica) meriterebbe il salto di categoria, a discapito delle tanto decantate Empoli e Novara.
La speranza è che questi play-off vengano degnamente gestiti dalla classe arbitrale. Sorvoliamo sulla svista colossale che ha provocato l'inesistentissimo calcio d'angolo da cui è scaturita la rete del vantaggio bresciano (in fin dei conti una valutazione errata è stata commessa anche a nostro favore, con l'intervento di Lambrughi che poteva essere punito più severamente che con il giallo), ma quello che lascia più perplessi sono stati i minuti di recupero concessi dal mai simpatico Ciampi:  sei. Sei minuti in un secondo tempo in cui le interruzioni non sono state molte, tolti i cambi effettuati dalle due squadre. Allora, tenendo lo stesso metro di giudizio, quanti ne sarebbero dovuti essere assegnati nella partita di Modena?! 12?!14?! E invece ne furono dati solo 5, in una partita in cui si giocò la metà di ciò che si è giocato a Brescia. Mah. Se certi errori in valutazioni di situazioni di gioco possono essere anche ricondotti alla buona fede, certe decisioni lasciano senza parole. 



Davide Lanzillo
Domenica semifinali di ritorno - A 90' dalla finale promozione

19 maggio 2013

CREDIAMOCI ANCORA!!

E' andata male. Peccato. Peccato perché ci avevamo creduto. Ci avevamo creduto soprattutto dopo che il Sassuolo era rimasto in inferiorità numerica: in quei 10/15 minuti seguenti l'espulsione sembrava che il gol dovesse arrivare da un momento all'altro. E invece niente. Due limpide palle-gol non sfruttate, con la rete all'ultimo istante di Missiroli a sancire in modo crudele la beffa. 
Peccato perché ce lo saremmo meritato: ce lo saremmo meritato per tutto quello di straordinario che questa squadra ha saputo costruire da luglio fino ad oggi, e ce lo saremmo meritato anche per ciò che abbiamo visto ieri in campo. I giocatori neroverdi hanno pensato solamente a picchiare come fabbri dall'inizio alla fine, segno tangibile di una paura e di un nervosismo giunti ai limiti di guardia. Noi invece l'abbiamo giocata come era giusto giocarla: con un primo tempo di controllo, in cui un po' di tensione era da mettere in conto, per poi andare all'assalto nella ripresa, giocandosi il tutto per tutto. Purtroppo però non c'è stato verso di metterla dentro: il gol trovato sempre con estrema facilità nel corso di tutto il campionato stavolta non è arrivato. 
Peccato, ma pazienza: tempo di piangerci addosso non ce n'è. Già mercoledì torneremo in campo per disputare quei play-off per i quali a inizio campionato avremmo messo tutti la firma. Bisogna subito liberare la mente e guardare avanti, consci che un altro treno per il sogno sta per passare: perché niente è perduto, perché dopo un'amarezza come quella di ieri non c'è niente di più bello che tornare subito in campo. 
L'entusiasmo deve essere ancora alle stelle: abbattersi adesso significherebbe buttare via un'annata intera, un'annata splendida e difficilmente ripetibile. Sarebbe bello vedere ancora lo "stadio mobile" a seguito della squadra, sarebbe bello rivedere la stessa cornice di pubblico vista nell'ultimo impegno casalingo con il Brescia, che, ironia della sorte, riaffronteremo in questi spareggi infernali. 
Il destino ha deciso di farci soffrire fino all'ultimo e noi, da buoni livornesi, soffriremo, ma allo stesso tempo lotteremo e non ci arrenderemo. 
FORZA RAGAZZI...IL SOGNO CONTINUA!

Davide Lanzillo



12 maggio 2013

GIOCHIAMOCELA ALLA MORTE

Peggio di così non poteva andare. L'entusiasmo per la scoppiettante vittoria di venerdì sera è stato bruscamente raffreddato dai risultati assassini arrivati nella giornata di sabato. Verona ed Empoli hanno infatti vinto (e questo poteva anche essere prevedibile), ma la vera brutta notizia è arrivata dal Sassuolo, che ha fallito l'ennesimo match-point per la promozione: risultato che non solo fa sì che Sassuolo-Livorno diventi una sfida da dentro o fuori per entrambe (con gli amaranto che hanno un solo risultato a disposizione, mentre gli emiliani possono accontentarsi anche del pareggio), ma soprattutto rende Verona-Empoli una "non-partita", con un pareggio già scritto che consentirebbe ad entrambe le squadre di raggiungere i rispettivi obiettivi. 
Com'è strano il calcio. Fino a poche settimane fa davamo per scontato di trovare all'ultima giornata un Sassuolo già promosso, tramortito dai festeggiamenti per la serie A e con una carica agonistica che, inevitabilmente, non sarebbe potuta essere al massimo; davamo per scontato che Verona-Empoli sarebbe stato il vero dentro o fuori dell'ultima giornata, dal cui esito sarebbe dipeso lo svolgimento o meno dei play-off. Tutto ribaltato. Adesso i play-off sono praticamente certi, così come lo è la promozione del Verona, e la sfida all'ultimo sangue è diventata quella di Modena, dove una tra Sassuolo e Livorno festeggerà la serie A, mentre l'altra sarà costretta ai play-off. Assurdo.
Peggio di così l'ultimo turno di campionato non poteva presentarsi, con il Livorno unica delle prime quattro costretta a vincere, mentre a tutte le altre tre basta il pareggio. Non è il caso di disperarci però. Sicuramente ci aspetta un sabato dalle emozioni forti, di quelli da vivere tutti d'un fiato, ma l'impresa è possibile. Certo, dobbiamo essere onesti e dire che al momento i maggiori indiziati per prenderla in tasca e fare i play-off (dopo un campionato strepitoso) siamo noi, ma il Livorno ammirato con il Brescia può cercare il colpaccio contro il Sassuolo visto nelle ultime uscite. Molto dipenderà dall'approccio psicologico e per questo tutti coloro che hanno la possibilità sono invitati di recarsi a Modena a sostenere i nostri colori, in quanto venerdì abbiamo avuto la dimostrazione di quanto un pubblico caldo e numeroso possa dare quella spinta decisiva ai nostri ragazzi. Inoltre il pubblico a seguito del Sassuolo è storicamente non molto numeroso e non molto caldo, quindi perché non creare le premesse per far sì che fosse come giocare in casa?! Con questo gruppo, con questo allenatore e con il vero tifo livornese nessun'impresa è preclusa. 
Avanti Livorno, proviamoci.

Davide Lanzillo


5 maggio 2013

AMAREZZA E DELUSIONE, MA ANCHE TANTA VOGLIA DI NON MOLLARE

Sabato pomeriggio. Ternana-Livorno è appena finita: un giramento di scatole enorme. Fino a 20 secondi dalla fine avevamo mezza serie A in tasca, poi invece la beffa finale. Rimani per qualche minuto pietrificato, con lo sguardo fisso nel vuoto, senza sentire alcuna voce intorno a te: quel gol di Carcuro (nell'unico tiro in porta della partita da parte della Ternana) è una mazzata tremenda. Poi i minuti, le ore trascorrono e cominci a metabolizzare: alla resa dei conti è cambiato sì qualcosa, ma non tutto. In queste ultime tre partite dovevamo fare 7 punti, non importava come fossero distribuiti: il pareggio di Terni non ha quindi compromesso assolutamente niente. E' vero, ci siamo giocati il jolly del pareggio, ma è un pari che brucia non tanto per il risultato in sé, ma per il modo in cui è arrivato, proprio nel momento in cui ormai già tutti stavamo mettendo mano alla calcolatrice per fare i conti finali. 
Domenica mattina. Quella rete assassina ha reso meno tranquillo il sonno, ma adesso non brucia più così tanto: l'amarezza e la delusione hanno lasciato spazio a una infinita voglia di continuare a lottare, di esserci fino all'ultimo, di crederci sempre e comunque, con una rabbia ancora maggiore. Non vedi l'ora di essere a venerdì sera, quando una nuova sfida andrà affrontata; non vedi l'ora di essere sugli spalti del Picchi per trascinare la tua squadra, perché sai che quei ragazzi se lo meritano, perché sai che la sfida più bella è sempre quella che va sofferta fino in fondo. 
Poi vada come vada, ma io sono fiducioso: sono fiducioso perché so con certezza che quella nostra stessa rabbia e quella nostra stessa voglia di combattere le ha in sé anche ogni nostro giocatore, le ha in sé il nostro allenatore, le ha in sé ogni singolo componente dello staff tecnico e societario. Adesso più che mai è il momento di lottare. FORZA RAGAZZI. 

Davide Lanzillo


28 aprile 2013

ALTRE TRE SFIDE PER UN FINALE TUTTO DA VIVERE


-3. Ancora tre partite da vivere con il fiato in gola. Anche la seconda delle cinque finali conclusive è stata vinta, ma non è ancora tempo di rilassarci. Il Livorno ha vinto, ma lo stesso hanno fatto Verona ed Empoli, che non sembrano avere alcuna intenzione di mollare. Noi però andiamo avanti per la nostra strada, consapevoli di avere le redini del nostro destino nelle nostre mani: siamo ancora noi ad essere gli inseguiti, mentre la parte degli inseguitori spetta ad altri. E non è un vantaggio da poco.
Iniziamo a vedere il traguardo finale, ma sono proprio gli ultimi metri ad essere quelli più duri. Non per questo dobbiamo avere però il minimo timore: l'ansia quella sana è giusto averla, non esiste impresa che sia conquistata senza sentire quel blocco allo stomaco che ti appesantisce sì un po', ma che allo stesso tempo ti spinge a tirar fuori tutto quello che hai dentro; ma paura no, quella mai. E perché dovremmo averla?! La squadra è forte, parliamoci chiaro: 76 punti in 39 partite non si ottengono per caso. E poi abbiamo un gruppo che dire che è favoloso è poco: in campo ci sono ragazzi che sputano sangue per la nostra maglia, ragazzi che affrontano ogni nuova sfida con il nostro stesso sapore. Di loro ci sentiamo orgogliosi, a loro dovremo dire mille volte grazie al termine di questo campionato, a prescindere che il sogno si sia avverato o meno.
Adesso però siamo in gioco e non ci resta che giocare: andiamocelo a prendere questo sogno, andiamoci a conquistare quello che questa squadra e, perché no, anche noi tifosi, meritiamo. 
Affrontiamo le ultime tre sfide come se fosse sì una guerra, ma una guerra in cui non abbiamo niente da perdere: quello che dovevamo conquistare lo abbiamo già conquistato, tutto quello che verrà ancora sarà un qualcosa in più. Non togliamoci la cattiveria e lo spirito di rivalsa che ci hanno animato fino ad ora, ma non perdiamo neanche quella spensieratezza che ci ha spinto fin lassù, dove i sogni si intrecciano con la realtà. Chi ha tutto da perdere sono altri, non noi. 


Davide Lanzillo

21 aprile 2013

VITTORIA SOFFERTA, MA QUEL CHE CONTA SONO I 3 PUNTI

Visto?! Cosa avevamo detto?! Non aspettiamoci favori, qui nessuno ci regala niente. E infatti il Grosseto ha giocato senza fare sconti, mettendo in campo una cattiveria forse anche un po' fuori luogo vista la loro situazione. Alla fine è arrivata comunque la vittoria, ma quanta fatica. Un primo tempo di una sofferenza incredibile e inaspettata, in cui l'unico lampo amaranto è stato l'ennesimo gioiello del campionato di Paulinho. Il secondo tempo è stato invece in discesa, anche perché, come puntualmente accade ai maremmani quando affrontano il Livorno, i biancorossi hanno perso la testa e il carattere, rendendoci il compito più agevole grazie a due espulsioni. Da lì la partita è finita e Paulinho ha potuto arricchire il proprio bottino personale con altre due reti, siglando la sua prima tripletta in maglia amaranto, giusto premio per la fantastica stagione disputata dal brasiliano, ormai prontissimo per calcare palcoscenici più importanti. 
La prestazione non è stata brillante è vero, ma arrivati a questo punto della stagione chi se ne frega: adesso contano solo i risultati. A Grosseto dovevamo vincere e basta, a prescindere dal modo in cui la vittoria fosse arrivata. Altrettanto dobbiamo cercare di fare nelle ultima quattro partite che ci separano dalla fine del campionato, dove più che il gioco e la qualità conterà la forza dei nervi, arma imprescindibile per arrivare a qualsiasi traguardo. 
Anche perché la situazione si sta facendo davvero interessante: aspettando il posticipo del Verona (a proposito, mi raccomando: lunedì sera tutti a gufare davanti alla Tv), lo Spezia (una volta ogni tanto) ci ha fatto una gradita sorpresa battendo nettamente l'Empoli, che così torna ad avere un distacco nei nostri confronti di 10 punti; il tanto decantato e fortissimo Novara ha inciampato in casa con il Modena, pagando dazio lo sforzo profuso per batterci mercoledì scorso e dimostrando che squadre imbattibili non esistono. L'Empoli rimane così l'unica squadra in grado di poter tenere a galla i play-off e, visto che all'ultima giornata c'è Verona-Empoli, è evidente come non possano fare bottino pieno sia azzurri sia scaligeri. Perché questo ragionamento? E' chiaro: con 10 punti nelle ultime quattro partite saremmo matematicamente in serie A. Se infatti il Verona dovesse vincerle tutte (mettendo in conto anche il posticipo di lunedì), significherebbe che l'Empoli non potrebbe andare oltre i 72 punti, il che ci consentirebbe addirittura di poterci permettere anche una sconfitta per avere il margine di 10 punti sulla quarta; se l'Empoli dovesse vincerle tutte, significherebbe che il Verona al massimo potrebbe arrivare ad 81, e sempre facendo 9 punti nelle ultime quattro andremo su in virtù della seconda posizione; se Verona ed Empoli dovessero pareggiare tra loro (sempre dando per scontato che vincano tutte le altre partite), gli scaligeri arriverebbero a 82, mentre gli azzurri si fermerebbero a 73: ciò ci permetterebbe, facendo dieci punti, di mantenere il secondo posto e al tempo stesso di avere 10 punti di vantaggio sulla quarta, dato che comunque sarebbe ininfluente. In quest'ultimo caso non basterebbero, come nei precedenti due, 9 punti, poiché in caso di arrivo a parità con il Verona sarebbero i gialloblù ad essere promossi in virtù degli scontri diretti.
Lo so, vi ho fatto sfasciare la testa con mille calcoli, ed effettivamente è meglio non pensarci: cerchiamo di vincere le prossime tre gare, poi se dovesse mancare ancora un punticino ci penseremo solo all'ultima giornata. Diamo tutto adesso: il nostro futuro dipende dal nostro presente. 

Davide Lanzillo

18 aprile 2013

UNA SCONFITTA CHE NON FA MALE

Cinque partite al termine, un punto di vantaggio da difendere per raggiungere la promozione diretta senza passare dalla forca dei play-off. Un punticino da difendere con le unghie e con i denti per regalarci un sogno. Il destino è nelle nostre mani: se le vinciamo tutte è serie A. E allora perché non provare l'impresa? Le premesse ci sono tutte: una squadra forte, un gruppo unito, un ambiente caldo.
La sconfitta con il Novara non deve scalfire le nostre sicurezze, deve scivolarci addosso e via, pronti a ripartire ancora più carichi di prima.
Sia chiaro, perdere non fa mai piacere, ma motivi per essere positivi anche al termine di questa giornata di campionato ci sono eccome: i veronesi avevano inquadrato questo turno come quello ideale per il sorpasso, forti di un impegno casalingo abbordabile con il Cittadella e vista la nostra sfida con il Novara, la squadra più in forma del torneo. Invece eccoli lì, ancora dietro di noi, costretti ad inseguirci.
Certo, avessimo battuto i piemontesi il sogno sarebbe stato più vicino, ormai quasi a portata di mano, ma quanti di noi avrebbero messo la firma per essere ancora al secondo posto dopo il doppio impegno con Varese e Novara? Lo scoglio più difficile da superare forse è passato, ma la strada da fare è ancora dura, durissima, a partire dalla sfida di Grosseto. C'è chi dirà: "ma il Grosseto è già retrocesso, quelli sono già tre punti da mettere in conto". Mentalità più che mai sbagliata. I maremmani non ci stenderanno certamente tappeti rossi: non dimentichiamoci che a Grosseto non hanno ancora assorbito la cocente sconfitta nei play-off del 2009 e non vedono l'ora di giocarci un brutto scherzo.
Da qui alla fine non aspettiamoci regali da nessuno: contiamo solo sulle nostre forza, contro tutti e tutto. Come piace a noi livornese.

Davide Lanzillo

14 aprile 2013

CIAO MORO

Abbiamo vinto anche per te. Stiamo lottando anche per te. Stiamo sognando soprattutto per te.
Un anno è passato, ma il ricordo di quei tragici momenti non cessa mai di tormentarci; gli occhi non riescono mai a restare immuni ogni qualvolta sentiamo il tuo nome, la voce non riesce a non tremare nel parlare di te.
Già, parlare di te... Cerchiamo di farlo il meno possibile, perché il dolore quello vero si cura nel silenzio anche se non potrà mai guarire, perché il vuoto che ci hai lasciato non si può colmare con delle parole...
Dire che ci manchi è inutile, sembra banale, ma è la cosa più vera che sentiamo..
Hai cambiato qualcosa in tutti noi tifosi, hai cambiato qualcosa in questa città, hai cambiato qualcosa nella vita di tutti i giorni dei tuoi compagni...
I tuoi compagni, quelli che vivono nello spogliatoio sentendo la tua presenza...quelli che da quel giorno in campo sono sempre in dodici...quelli che con il tuo tragico destino hai reso uomini...
E' nato un gruppo vero intorno a te, è rinata una tifoseria grazie a te...siamo tornati ad unirci di nuovo, abbandonando stupide polemiche e divisioni...siamo tornati a sentire nostra questa maglia, siamo tornati a lottare, a sognare, a sperare. E di questo devi esserne fiero

Davide Lanzillo

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