AMARANTO NEL CUORE

AMARANTO NEL CUORE

4 novembre 2012

PARLIAMO DI ARBITRI...

Il Livorno ha vinto, ha conquistato la seconda vittoria consecutiva tra le mura amiche e, soprattutto, ha creato un solco in classifica dalle inseguitrici. C'è da essere orgogliosi e felici, estasiati da dei risultati forse impronosticabili alla vigilia del campionato. Tuttavia un motivo per cui essere indispettiti e arrabbiati esiste: gli arbitraggi. Apriamo questa polemica subito dopo un successo, restando così al riparo da eventuali accuse di vittimismo.
Nessuno a Livorno ha dimenticato l'arbitraggio in occasione della partita contro il Verona (con un rigore non concesso e una rete annullata a Paulinho per un fuorigioco inesistente) e a nessuno è sfuggito ciò che è avvenuto nel'immediato impegno successivo degli scaligeri, che ha visto la squadra di Mandorlini impegnata al Bentegodi contro il Lanciano. La partita stava avviandosi al termine con uno scialbo 0-0 quando il direttore di gara ha pensato bene di inventarsi un rigore espellendo il portiere ospite per un presunto fallo su chiara occasione da rete. Non c'è bisogno di aggiungere altro: le immagini parlano chiaro.
Si dirà: ma gli arbitri sono in buona fede, sbagliano perchè sono scarsi. Sarà, ma chi scrive alla buona fede ha smesso di crederci da un pezzo. Potrà anche essere un caso, ma certi errori avvengono solo e sempre in un'unica direzione (e di esempi ne abbiamo a bizzeffe, basta guardare anche ciò che sta accadendo in serie A). Scommettiamo che se quell'intervento fosse stato compiuto dal portiere del Verona l'arbitro non ci avrebbe neanche pensato a concedere il rigore? Scommettiamo che se fosse stato Cacia e non Paulinho a insaccare in rete il guardialinee non avrebbe mai alzato la bandierina?




Un esempio lampante di malafede l'abbiamo avuto nella partita di sabato, in Livorno - Bari. Siamo nel primo tempo, l'attaccante dei pugliesi Bellomo trattiene vistosamente la maglia di un giocatore amaranto: l'arbitro fischia il fallo e si dirige correndo verso Bellomo, con la mano nel taschino pronto ad estrarre il cartellino giallo. Improvvisamente, però, ci ripensa e decide di lasciare al suo posto il cartellino.
In una partita piena zeppa di errori e tutti (guarda un po') in un'unica direzione, questo è l'episodio che dimostra la faziosità di certe decisioni. E questa idea viene ancor di più rafforzata vedendo ciò che accade nella ripresa, a dieci minuti dal termine. Remedi, entrato da 30 secondi in campo, compie un intervento irruento e maldestro sull'ex amaranto Filkor. L'ammonizione ci sta tutta, ma cosa decide invece il direttore di gara Mariani? Decide di estrarre il cartellino rosso, stavolta senza ripensarci, senza cambiare idea all'ultimo istante. Guarda un po'. La sensazione è che non aspettasse altro. Il Livorno così ha dovuto vivere un finale di partita in sofferenza con un uomo in meno. Peccato solo che se c'era una squadra che doveva rimanere per prima in dieci quella era il Bari, con un fallo di mano da ultimo uomo punito solo con il giallo: e sì che il regolamento parla chiaro... Due pesi e due misure, come al solito.
Il sospetto, ma forse anche più di un semplice sospetto, è che il Livorno dia noia in certe posizioni di classifica e questo non tanto per il fatto di chiamarsi Livorno, ma in quanto gli amaranto stanno mettendo i bastoni tra le ruote alla corsa verso la serie A del Verona. Siamo sicuri, o almeno lo è il sottoscritto, che se al posto del Verona ci fosse stato un Lanciano o un Cittadella qualsiasi tutti questi episodi non si sarebbero verificati.
Ah no scusate, gli arbitri sono in buona fede...      
Davide  Lanzillo

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